Sgrida un uomo che sputa per strada. Lui la colpisce e la getta a terra

La denuncia Il racconto di una comasca aggredita e ferita da uno sconosciuto in via Leoni. «Mi sono ritrovata con ferite al volto, alle mani e alle gambe. Questa città è cambiata»

«Da ragazza non ricordo di aver mai avuto paura a girare per Como. Ora, è tutto cambiato». Graziella Tagliabue ha un tono di voce pagato, che quasi contrasta con il piglio risoluto con cui racconta la disavventura di cui è stata protagonista. Un racconto che ha tutto fuorché la voce della vittima, anche se l’amarezza per quanto le è accaduto è fin troppo evidente. Dunque, ritorniamo con la mente al tardo pomeriggio di giovedì scorso.

La denuncia

«Saranno state le 19... forse le 19.30. Salivo lungo via Leoni, verso le caserme, mentre tornavo a casa. Passo normale, percorrevo il marciapiede quando di fianco a me ho notato una persona che sputava per terra. Mi è venuto spontaneo intervenire e gli ho detto: “Non si sputa”». Anziché scusarsi o giustificarsi, lo sconosciuto reagisce. Si volta e colpisce con violenza la signora Tagliabue.

«Mi è arrivata una scoppola sulla nuca così forte che sono caduta a faccia in giù sul marciapiede». La donna, 63 anni, ha provato a mettere le mani avanti per proteggersi, ma nonostante questo ha picchiato il volto sull’asfalto.

«Dopo un attimo due donne e un uomo mi hanno avvicinata per aiutarmi a rialzarmi. E mi sono accorta che quella persona, quell’uomo che mi aveva colpito, si era allontanato velocemente. Non so neanche se chi mi ha soccorso abbia visto cos’era successo. In ogni caso ho controllato che i pezzi ci fossero tutti e mi sono accorta che mi usciva sangue dal naso» a causa della botta rimediata a terra. E poi le mani graffiate e doloranti - soprattutto la destra - e il ginocchio destro con evidenti escoriazioni.

«Quando ho realizzato che i pezzi erano tutti attaccati sono venuta a casa. E ho visto allo specchio i danni che mi aveva fatto», con i segni evidenti del trauma al volto. «Allora ho chiamato il 112 per segnalare l’evento». Una pattuglia della squadra volante della polizia ha raggiunto l’abitazione della donna. «Ho raccontato l’accaduto e mi hanno detto di fare la denuncia. Il fatto è che ho pensato: a cosa sarebbe servito fare una denuncia contro ignoti, contro un uomo che non saprei riconoscere perché non ho neppure visto? Mi sembrava straniero, ma non potrei giurarci. E poi per fare denuncia sarei dovuta andare in pronto soccorso, ci avrei passato la notte e l’avrei intasato ulteriormente essendo un codice verde».

Amarezza e preoccupazione

Ma poi, nei giorni successivi, Graziella Tagliabue ha deciso che pur senza formalizzare alcuna denuncia, quell’episodio doveva essere raccontato: «Ho realizzato che dire quello che mi è successo potrebbe tornare utile a qualcuno. E così vi ho contattati». Mentre, pian piano, la donna recupera la funzionalità della mano destra («rimasta fuori uso fino a ieri» sabato ndr»), le sue parole passano dal racconto alla riflessione.

«Via Leoni è limitrofa a una zona brutta di Como, è vero. Ma - riflette virando il tono dalla risolutezza all’amarezza - quando io ero giovane non dovevo preoccuparmi se andavo in giro per la città la sera e, in realtà, neppure la notte. Se, ora, succede una cosa del genere mi sembra giusto dirlo».

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