Società del boss in bancarotta. Condannato l’ex manager di Spt

La sentenza Un anno e mezzo di reclusione a Gianandrea Gandola. Prestanome in decine di società. Il suo coimputato legato alla ’ndrangheta

Il conto finale che la giustizia ha presentato a Gianandrea Gandola, ex manager pubblico che la politica una quindicina di anni fa aveva messo a presiedere Spt Holding, la società di trasporto pubblico della provincia di Como, è stato meno salato rispetto alle richieste del pubblico ministero. E il “merito”, a leggere la sentenza di condanna, va attribuito al ruolo che lo stesso manager si sarebbe ritagliato negli ultimi anni: una “testa di legno” o “uomo di paglia” (per usare i termini del giudice) messo ad amministrare fittiziamente una trentina di società (29 per la precisione). Una di queste, legata a doppio filo a un personaggio considerato di spicco nel mondo della ’ndrangheta (quel Massimiliano Ficarra già condannaot a 14 anni per associazione mafiosa), è finita in bancarotta. E di quella bancarotta il comasco Gianandrea Gandola si è trovato a rispondere.

La sentenza

Ma il giudice delle udienze preliminari di Milano ha condannato l’ex manager pubblico a un anno e mezzo di reclusione (contro i 3 anni e mezzo chiesti dal pm) “solo” per bancarotta fraudolenta documentale, mentre lo ha assolto dalla bancarotta patrimoniale dalla bancarotta fiscale per mancanza di dolo. Tradotto: nonostante Gandola fosse amministratore unico della società fallita (la Multiservizi Bettel, una delle aziende finite nell’orbita dei dissesti legati alla criminalità organizzata), era «del tutto estraneo alle condotte distrattive poste in essere dagli amministratori effettivi della società», tra i quali proprio quel Massimiliano Ficarra considerato anche dai giudici (e non solo dalla Direzione distrettuale antimafia) una affiliato alla ’ndrangheta.

L’inchiesta - coordinata dal pubblico ministero Pasquale Addesso, e che ha visto impegnati i militari del nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di finanza di Como - ha permesso di svelare una serie di retroscena sul funzionamento di talune società, nonché del ruolo che ricoprono certi amministratori. Stando a quanto accertato dall’indagine, e fatto proprio dal giudice, Gandola è risultato amministratore e liquidatore di ben 29 società tutte cancellate dal registro delle imprese.

Passivo da 1,7 milioni

Nella Multiservizi Bettel ci era entrato su sollecitazione del professionista comasco Bruno De Benedetto (già coinvolto in varie indagini in città negli scorsi anni), che aveva così messo in contatto lo stesso Gandola con Ficarra. Il ruolo dell’ex manager pubblico comasco doveva essere, come detto, esclusivamente quello della “testa di legno”. Il tutto per un compenso mensile pari a 500 euro più spese.

La cosa incredibile è che la società è rimasta in vita di fatto solo un anno e mezzo, che non ha svolto alcuna attività (secondo il curatore) e nonostante questo sia riuscita a collezionare 335mila euro di debiti, ma soprattutto staccato fatture per operazioni inesistenti per oltre un milione, il che ha portato il passivo del fallimento a ben 1,7 milioni di euro. Il tutto per frodare il fisco. Ma di questo, come detto, l’amministratore era all’oscuro. Il suo compito era solo metterci il nome. Quanto basta per una condanna - in abbreviato - a un anno e mezzo.

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