(Foto di archivio)
Sanità Ortopedici in formazione hanno fatto operazioni in assenza di dottori specializzati. L’associazione che rappresenta i neo laureati: «Per legge serve almeno un medico esperto»
Specializzandi in sala operatoria senza medici tutor. La segnalazione arriva dall’ospedale Sant’Anna, dove giovani ortopedici in formazione risulta abbiano eseguito da soli degli interventi in sala operatoria, senza la presenza di chirurghi già titolati e specializzati, forti insomma della dovuta esperienza. Le sedute in questione si sono tenute tra lo scorso autunno e questa primavera e - in base a quanto ha potuto ricostruire La Provincia - sarebbero diverse, non limitate a dei casi isolati.
Sono almeno una decina gli interventi che sono stati portati avanti sia nel blocco operatorio interno all’ospedale di San Fermo della Battaglia, sia in quello di Cantù, al Sant’Antonio Abate nonostante l’assenza di tutor già specializzati. Secondo la segnalazione il primo operatore, uno specializzando, è nella maggior parte dei casi stato assistito da un secondo chirurgo, ma sempre comunque un medico in formazione. Con loro un anestesista, uno strumentista, infermieri e operatori sanitari. Senza però la partecipazione di un chirurgo ortopedico già titolato, così come previsto dalle normative. In un caso specifico una giovane specializzanda, così risulta dai documenti, ha eseguito l’operazione da sola, senza un altro aiuto medico, contrariamente a quanto previsto dalla norma secondo cui «la sala operatoria è attivata solo in presenza di un medico anestesista, due chirurghi e due infermieri professionali».
Secondo l’associazione Liberi specializzandi, realtà che difende i diritti dei medici in formazione, nessuno dei nominativi dei medici impiegati nelle sale operatorie poteva avere già acquisito il diploma quinquennale di specializzazione, al momento delle operazioni, come risulta dalle verifiche effettuate tramite l’albo nazionale dell’Ordine dei medici. Alcuni di loro stanno frequentando i primi anni di specializzazione.
È sempre la stessa associazione, che rappresenta gli studenti universitari, a confermare che in sala operatoria gli specializzandi possono essere impiegati per aiutare e imparare ma da legge sempre in presenza di un tutor, un medico chirurgo riconosciuto e titolato. A tal proposito viene citato il decreto presidenziale del 14 gennaio del 1997 e il decreto legislativo del 17 agosto del 1999.
Da molte parti d’Italia sono arrivate negli ultimi anni segnalazioni circa il presunto uso improprio degli specializzandi, da Verona come a Firenze. Più volte questi studenti di medicina hanno denunciato di essere utilizzati come veri camici bianchi strutturati, tra corsie, reparti e sale operatorie. Una fatica che a volte ha allontanato dagli ospedali questi giovani dottori.
Tornando a Como già un anno fa i giovani ortopedici in forze al Sant’Anna, di nuovo attraverso l’associazione Liberi specializzandi, si erano lamentati per i turni forzati senza l’inserimento dei dovuti giorni di riposo, accuse mai smentite dall’ospedale e dall’ateneo. Il reparto di Ortopedia infatti è diretto dall’estate del 2024 dal primario Michele Francesco Surace, in arrivo da Varese per tramite dell’università dell’Insubria, dove è professore e responsabile della scuola di specializzazione in Ortopedia. Quando un anno e mezzo fa il Sant’Anna era rimasto orfano del precedente primario e della maggioranza degli specialisti fuoriusciti dall’Asst Lariana in blocco, di fatto l’Ortopedia aveva rischiato di chiudere, la stessa situazione aveva investito il Sant’Antonio Abate di Cantù. Dunque nei mesi estivi il subentro dell’esperto accademico alla guida del reparto aveva salvato e rilanciato la traumatologia, garantendo al territorio un servizio più che importante.
Sul caso l’ufficio stampa di Asst Lariana, contattato per una replica sulla vicenda, si è limitato a poche laconiche righe: «In relazione agli episodi segnalati l’azienda ha avviato una verifica interna».
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