Studio contro le mutilazioni femminili
La capofila è una ricercatrice comasca

Lucia Corno ha ricevuto il prestigioso finanziamento “Erc starting grant” «Interverremo contro le tradizioni dannose e per promuovere l’uguaglianza»

Mutilazione genitale femminile, matrimoni precoci, stiramento del seno. Sono alcune delle terribili norme sociali, estremamente diffuse in Africa, che hanno conseguenze devastanti sulle donne. La comasca Lucia Corno, docente di Economia alla Cattolica, ha appena ricevuto il prestigioso “Erc starting grant”, un finanziamento di un milione e quattrocentomila euro da parte del Consiglio europeo della ricerca per condurre un progetto innovativo sul tema, intitolato “Harmful traditions, women empowerment and development” (tradizioni dannose, emancipazione femminile e sviluppo). Il progetto ha due domande di ricerca: perché le norme sociali dannose persistono nonostante gli effetti devastanti sulla salute? Esistono interventi efficaci per ridurle e per spingere donne e comunità africane a emanciparsi, promuovendo lo sviluppo economico?

«Sappiamo molto poco sul perché esistono queste tradizioni dannose e sugli interventi efficaci per ridurle - spiega Corno - Il mio progetto di ricerca si propone innanzitutto di studiare il motivo dell’esistenza e della persistenza di queste tradizioni, tra l’altro praticate su ragazzine minorenni senza il loro consenso». Per fare ciò, la ricerca analizzerà le origini storiche della mutilazione genitale femminile: combinando dati contemporanei con dati storici sugli schiavi, si testerà se l’attuale variazione nella prevalenza di mutilazioni genitali femminili all’interno dell’Africa (per esempio, 98% in Somalia, 96 in Guinea, 93 in Djibouti, ma 2 in Uganda), possa essere fatta risalire alle schiave esportate nella tratta del Mar Rosso, quando le donne venivano vendute come concubine nel Medio Oriente e l’infibulazione garantiva la castità. «Ci concentreremo poi - continua la ricercatrice - sul ruolo che giocano i fattori contemporanei, come il cambiamento climatico e le istituzioni politiche, e l’impatto sullo sviluppo economico».

Il secondo intervento, prevedrà interventi sul campo per ridurre queste pratiche: «Agiremo in Sierra Leone, Burkina Faso e Camerun, in collaborazione con le organizzazioni non governative locali, fornendo informazioni alle comunità sulle conseguenze di queste pratiche, cercando di rimuovere alcune barriere culturali. Il mio obiettivo è che una maggior comprensione del fenomeno unito a una sperimentazione sul campo porti a sviluppare e attuare politiche e interventi capaci di ridurre le norme sociali dannose e promuovere, al contempo, l’uguaglianza di genere e lo sviluppo economico». La ricerca durerà cinque anni. Comincerà a marzo e terminerà nel 2025. Il gruppo sarà probabilmente formato da cinque persone.

L’European research council (Erc) è l’organismo dell’Unione europea che finanzia i ricercatori di eccellenza di qualsiasi età e nazionalità, che intendono svolgere attività di ricerca di frontiera negli Stati membri o nei paesi associati. L’obiettivo principale è sostenere l’eccellenza, potenziando il dinamismo e la creatività della ricerca europea “di frontiera”. (Andrea Quadroni)

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