Sui fondi europei Como rischia grosso, ballano 34 milioni

Dopo la crisi Il presidente di Anci Lombardia avverte: «Trattative con l’Ue che vanno chiuse entro ottobre». Più tranquillo sul Pnrr: «Avanti, pericoli dopo il voto»

Sul tavolo della crisi di Governo non ci sono solo i fondi del Pnrr ma anche quelli dell’Unione europea per lo sviluppo delle aree rurali, tra queste due aree montane comasche e una lecchese alle quali potrebbero essere assegnati ben 17 milioni di euro ciascuna.

La finestra temporale, oltre alla determinazione politica, per concludere gli accordi, ottenere l’assegnazione e avviare la programmazione si è fatta ora molto sottile.

Risorse attese

«C’è preoccupazione per le risorse della programmazione europea  2021-2027 - spiega Mauro Guerra, presidente Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) Lombardia - si tratta di decine di miliardi di euro del Fondo europeo di sviluppo regionale. Con Regione Lombardia si sono individuate diverse zone e in particolare l’area della Comunità montana Lario-intelvese, Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio e della Valsassina, inserite nella nuova programmazione che destina circa 17 milioni per ciascun territorio. Proprio tra settembre e ottobre si prevedeva di chiudere la contrattazione tra Governo e Ue e tra Governo e regioni per la definizione dei programmi di spesa. Mi auguro ci siano le condizioni perché questa trattativa si possa concludere».

Considerando che i fondi sono assegnati per l’arco temporale 21 - 27, ulteriori ritardi potrebbero essere difficili da recuperare perché fondi così ingenti richiedono una programmazione organica, per evitare finanziamenti a pioggia che disperdono l’efficacia di una misura imponente.

Per il Pnrr c’è qualche possibilità in più

Oltre a questo percorso, sul fil di lana tra Governo uscente e quello post elezioni, c’è il tema del Pnrr che sembra però avere qualche possibilità in più perché i diversi adempimenti vadano a buon fine. Alla fine del primo semestre sono state rendicontate 45 progettualità per il territorio italiano.

«Questo dovrebbe consentire l’erogazione di una seconda tranche di risorse da 21 miliardi di euro - continua Guerra - poi, entro il 31 dicembre, dovremo presentare altri 55 progetti, cosa che ci consentirebbe di far scattare la terza rata del 2022 che è di 19 miliardi di euro. Si tratta di vedere come opereranno i ministeri, ma il presidente del Consiglio sembra essere molto deciso a portare a termine il compito, anche sulla base delle indicazioni ricevute dal presidente Mattarella che ha chiesto il disbrigo degli affari correnti senza pause che possano comportare danni. Quindi ci sarà qualche rischio ritardo nella fase post elezioni con il passaggio di consegne, ma, in linea teorica, si possono rispettare le scadenze del Pnrr».

Sarà certo più complicato perché lungo il percorso qualche ostacolo c’è, per esempio la legge di bilancio.

Le scadenze dietro l’angolo

L’attuale Governo è tenuto a presentare prima delle elezioni la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, entro 20 ottobre il nuovo governo in carica dovrà presentare la legge di bilancio, previo via libera dell’Ue al 15 ottobre.

«Per la terza rata del Pnrr - aggiunge Mauro Guerra - c’è negli accordi internazionali un articolo che prevede possano essere prorogati alcuni termini in presenza di condizioni oggettive. Sarà da vedere se la crisi di Governo è da considerare impedimento oggettivo».

Degli oltre 40 miliardi di risorse del Pnrr che vedono i comuni, le province e le città metropolitane come soggetti attuatori, 30 sono già assegnati e altri 10 sono in corso di assegnazione.

«Tutto questo richiederà delle attività da parte dei ministeri che almeno teoricamente potrebbero continuare - commenta - ma gli obblighi non sono solo relativi ai progetti, siamo tenuti anche a fare le riforme. Quella sulla concorrenza si riuscirà a chiudere con lo stralcio relativo ai taxi, ma alcune non sono ancora mature: giustizia tributaria, riforma appalti e soprattutto riforma del sistema fiscale».

Ci sono poi elementi che incidono sulla possibilità di realizzare il Pnrr e per le quali un Governo proprio ci vorrebbe: «Servono risorse ai comuni per compensare l’aumento del costo dei materiali per i progetti del Pnrr già approvati e per assumere personale per attuarli nel concreto - conclude Guerra - in una situazione in cui il rincaro dell’energia sta assottigliando i bilanci».

© RIPRODUZIONE RISERVATA