«Sulla piscina di via del Dos, una ripicca contro di noi». E Colisseum presenta un esposto in Procura

Battaglia legale Nuovo affondo da parte della cooperativa: «Nei nostri confronti mera rappresaglia». Rapinese: «Ben venga il vaglio della magistratura». Ma in 26 anni più costi che guadagni per il Comune

La battaglia giudiziaria sull’imminente chiusura della piscina del via del Dos ora raggiunge pure la Procura. E lo fa per mano dell’avvocato Simone Gatto, legale della cooperativa sociale Colisseum che da un quarto di secolo gestisce l’impianto dove le associazioni di tutela dei disabili si rivolgono quotidianamente per le attività in acqua delle persone più fragili. Una denuncia, quella inoltrata alla Procura cittadina, che arriva a ipotizzare una strategia da parte degli uffici comunali contro la società per «mera rappresaglia». Ma la storia, in verità, è ben più complicata. L’esposto, si diceva. L’avvocato Gatto, che con il collega Giuseppe La Rosa sta seguendo la vicenda per conto di Colisseum, chiede alla Procura di indagare sull’imminente chiusura della piscina di via del Dos. E ripercorre gli ultimi passaggi di una vicenda amministrativamente ingarbugliata. Il 28 dicembre scorso il Comune concede l’ennesima proroga nella gestione dell’impianto, mai messo a gara. Ma annuncia: ora le cose cambiano. Gli uffici predispongono gli atti per una gara europea, ma Colisseum fa ricorso all’Anac in quanto contesta i valori utilizzati dall’amministrazione per il piano economico. Il 21 giugno l’Anticorruzione replica che sì, il piano è inidoneo a consentire agli interessati di presentare offerte. Va rifatto.

Accusa il legale della cooperativa sociale nell’esposto: «Il giorno stesso della ricezione del parere Anac, per mera “appresaglia” verso la “lesa maestra”, il Comune emetteva uno sconsiderato provvedimento» con il quale inibiva con effetto immediato l’utilizzo delle piscine per motivi di sicurezza. Colisseum fa ricorso al Tar. Allega una relazione tecnica, nella quale il consulente scrive che «la puntellazione» realizzata sulla struttura è sufficiente a garantire le attività in sicurezza, ma che però è urgente intervenire. Il Tar sospende il provvedimento del Comune, anche perché in ogni caso la cessazione dell’attività è imminente: il 31 luglio, appunto.

«Il Comune - accusa Colisseum nell’esposto - ha cercato di bloccare l’attività della cooperativa, colpevole di aver agito a tutela dei propri diritti nelle apposite sedi giudiziarie, adducendo criticità inesistenti o quantomeno dubbie». Il tutto «danneggiando le persone più fragili». Non ci sono ipotesi di reato, nell’esposto, ma in alcuni passaggi viene richiamata una possibile interruzione di un pubblico servizio e si fa cenno pure a possibili danni erariali.

Il sindaco Alessandro Rapinese, di fronte all’esposto in Procura, commenta: «Viviamo in una splendida democrazia, quindi viva la magistratura. Sono assolutamente felice che i magistrati analizzino questo documento. Noi continuiamo a lavorare senza sottovalutare il dossier»

Come detto, però, la vicenda dell’impianto di via del Dos è complicata anziché no. Innanzitutto perché una struttura comunale viene gestita da ben 26 anni da una cooperativa - che, per quanto onlus, resta un operatore economico - senza che vi sia mai stata alcuna gara. Ogni anno Colisseum gira al Comune tra i 40 e i 50mila euro, ovvero una percentuale rispetto alle attività erogate e convenzionate.

È anche vero, però, che quei soldi sono sufficienti a coprire un terzo del costo annuale per il pagamento delle bollette, che sono sempre state a carico delle casse comunali. Inoltre è un dato di fatto - peraltro certificato in un documento ufficiale firmato da un tecnico della stessa amministrazione comunale - che la situazione della struttura è tutt’altro che rosea. Anzi. E che sono urgenti lavori di messa in sicurezza, perché nell’ultimo quarto di secolo nessuno ha mai provveduto a manutenzioni straordinarie.

Il vero vulnus dell’intera vicenda, dunque, non è tanto il rapporto con Colisseum (il Comune ha confermato in tutte le sedi, pure ieri, che con domenica via del Dos chiude e la cooperativa dovrà restituire le chiavi), quanto piuttosto l’alternativa alle associazioni di disabili che in quella piscina trovano un servizio indispensabile.

Si aprono dunque due partite, mentre il caso finisce sul tavolo della Procura. La prima: le sorti della piscina. Emerge l’idea, da parte di Palazzo Cernezzi, di procedere a uno stanziamento per lavori in urgenza da far cominciare già il prossimo autunno. Vedremo. Il secondo: un’alternativa per gli utenti, ovvero per quelle persone più fragili che lì vengono accompagnate dalle varie associazioni del territorio. Su questo fronte sette diversi Comuni avrebbero offerto a Palazzo Cernezzi le proprie strutture. Ma le alternative non sembrano piacere alle varie associazioni, in particolare la soluzione di un trasloco a Villa Guardia viene bocciata per «insufficienza tecnica». Insomma, una soluzione appare lontana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA