Tagli ai contributi per le persone non autosufficienti: «Famiglie più sole»

Le proteste I sussidi passano da 650-750 euro a 400: «Dovrebbero implementare i servizi, ma quando?». «Senza caregiver costi molto più alti per la sanità»

Taglio ai fondi per la non autosufficienza, tra i volontari delle associazioni che difendono i diritti dei disabili c’è grande preoccupazione.

A fine anno la Regione Lombardia, recepite le disposizioni del piano nazionale del governo, ha varato una riduzione dei contributi prima riconosciuti ai caregiver, i familiari che si occupano della salute dei loro cari affetti da gravi disabilità.

Quanto si perde

Fatti i conti in tasca queste persone vedranno l’assegno mensile diminuito da circa 650 euro (massimo 750) a circa 400 euro. Si tratta di un contributo per l’assistenza domiciliare, ma anche di un sostegno economico dato ai familiari che restano sempre accanto ai parenti non autosufficienti.

Il caso è diventato politico, il gruppo di minoranza del Pd ha denunciato il taglio. La giunta regionale ha comunque prorogato il contributo, alle stesse cifre, fino a giugno, chiedendo al governo un sostanziale rinvio della misura. Una misura peraltro progressiva, alle Regioni viene chiesto di dirottare sull’assistenza indiretta una percentuale maggiore nel 2024 e ancora superiore nel 2025, con un ulteriore possibile ridimensionamento dei contributi. In realtà la logica del provvedimento nazionale non è quella di tagliare e basta, ma di trasformare in maniera graduale il contributo economico in nuovi servizi da garantire alle famiglie.

«Ma questi servizi nuovi ancora non esistono – fa notare Giovanni Merlo, direttore regionale di Ledha, la Lega per i diritti delle persone disabili – e non si trova nemmeno personale sanitario, infermieri, assistenti, operatori. Non riescono ad assumere questi professionisti gli ospedali, figurarsi le famiglie. Il fondo di non autosufficienza poi supporta i parenti che giorno e notte si spendono per aiutare i loro cari, rinunciando spesso al lavoro e ad altri impegni. È una scelta di vita che va accompagnata».

Ledha con altre 17 associazioni al lavoro sul tema delle disabilità si sono rivolte alla Regione e al governo affinché facciano un passo indietro. Lo chiedono per esempio Fand, la Federazione delle associazioni nazionali per le persone con disabilità, oppure Abc Lombardia per i bambini cerebrolesi e ancora l’Associazione genitori dei soggetti autistici. E lo chiede anche anche Aisla, che combatte contro la Sla, come spiega Viviana Tombolillo, referente comasca dell’associazione: «L’assegno per i caregiver è importante. Tra inflazione e assistenza non è facile arrivare a fine mese con un parente da curare a domicilio. Avere più servizi sarebbe utile, ma non si tratta comunque di strumenti onnicomprensivi».

L’assistenza domiciliare

Grazie all’Asst Lariana, attraverso gli infermieri di comunità, le cose a Como per i malati di Sla sono di recente migliorate. Ma si tratta di un’assistenza domiciliare indipendente dal nuovo taglio. «Colpisce la mancanza di considerazione nei confronti dei familiari – dice Gabriella Bonanomi, volontaria comasca di Ledha – Senza questi preziosi caregiver la società spenderebbe di più per i ricoveri».

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