Tangenzialina di Camerlata, l’incredibile pasticcio del Comune. Il Tar: «Smantellate la strada e pagate i danni»

La sentenza I giudici accolgono il ricorso del legale dell’autosoccorso Lauria contro l’esproprio di undici anni fa. Entro 120 giorni Palazzo Cernezzi dovrà comprare l’area o restituirla facendo sparire la via

Il Comune di Como si è impossessato abusivamente del terreno di un privato, sul quale ha fatto passare una strada. E da undici anni occupa l’area senza averne titolo. Ha del clamoroso la sentenza del Tar della Lombardia, che ha accolto il ricorso dell’avvocato Elia Di Matteo, legale dell’autosoccorso Lauria, intimando all’amministrazione o di comprare quel terreno pagando il privato e risarcendo undici anni di occupazione abusiva, oppure di restituire il tutto com’era quando lo ha preso: ovvero dovrà smantellare la strada.

Di tutti i pasticci della storia recente di Palazzo Cernezzi, quello fotografato nella sentenza del Tar sulla tangenzialina di Camerlata è forse il più clamoroso. Parliamo della strada (progetto risalente al 2006, durante la giunta Bruni) che collega l’asse di via Tentorio tra l’uscita della Tangenziale Sud e il Viadotto dei lavatoi con via Belvedere, verso Acquanera e Albate.

Per realizzare quella strada fin dal 2008 il Comune ha occupato il terreno di proprietà dell’autosoccorso Lauria, poco meno di 500 metri quadrati in corrispondenza con l’ingresso all’area di proprietà del privato. Fino al 2011 l’occupazione da parte del Comune di quel terreno è stato motivato con questioni di pubblica utilità. Ma da quell’anno la motivazione è decaduta. Quindi la giunta Bruni prima, quella Lucini e Landriscina poi, avrebbero dovuto procedere o «all’emanazione del decreto finale di esproprio, a conclusione del procedimento ablatorio», oppure a «un eventuale accordo idoneo a realizzare il formale trasferimento del diritto sull’area». Nulla di questo è stato fatto. Il ricorso dell’avvocato Di Matteo risale al 2016. Ma già in precedenza il legale aveva tentato, in via bonaria e in tutti i modi, di trovare un accordo con l’amministrazione. Tutto fallito.

La sentenza del Tar, che per certi versi è una pronuncia destinata a costituire una sorta di vademecum per com’è stata scritta, è particolarmente dura nei confronti del Comune di Como. Com’è dura la sanzione, perché il conto finale per le casse pubbliche rischia di essere pesantissimo.

I giudici hanno imposto al Comune di girare gli atti alla Corte dei conti

Due le opzioni sul tavolo, da decidere da qui al prossimo novembre al massimo. La prima: acquisire l’area pagando il valore della stessa e corrispondere un indennizzo per l’occupazione illegittima degli ultimi undici anni, oppure restituire l’area al legittimo proprietario risarcendo il «danno da illegittima occupazione» dal 2011 a oggi (almeno... il che significa per ogni anno pagare il 5% del valore del terreno stesso).

Se entro 120 giorni non vi sarà alcuna delibera in tal senso, alla scadenza del termine l’area sarà restituita al proprietario, «previa riduzione in pristino, con la corresponsione del valore di occupazione secondo i criteri di legge». Tradotto: la strada dovrà essere smantellata a spese della pubblica amministrazione.

Ad ogni buon conto un salasso, e ben lo sa lo stesso Tar che infatti intima al Comune di inviare alla Corte dei conti tutti gli atti della vicenda una volta raggiunta una decisione.

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