Tentano tre volte la truffa a un’ottantenne. E lei: «Non ci casco, li prendevo in giro...»

La storia Una signora in via Zezio ha ricevuto telefonate da finti nipoti che le chiedevano soldi. Se n’è sempre accorta e dice: «Li ho tenuti un po’ a chiacchierare finché hanno capito e appeso»

Alla fine a vincere è stata senza dubbio lei, 82 anni, residente in via Zezio. Nel breve volgere di un paio di settimane, stabilendo un record davvero difficile da battere, è stata contattata per ben tre volte dai soliti truffatori del “nipote”, dello “zio”, del “parente” in ospedale non solo uscendone a braccia alzate – ovvero senza farsi raggirare – ma anche prendendo letteralmente in giro i malintenzionati, tenuti al telefono di casa per poi essere irrisi poco prima di riattaccare.

Non era mai la stessa voce

Capita anche questo, insomma, ed è francamente bello scriverne, dopo mesi passati a raccontare di anziani privati dei beni più cari da truffatori senza scrupoli. Questa volta no, a vincere è stata l’arzilla ottantaduenne: «Non era mai la stessa voce – ci racconta – Erano però sempre donne, ragazze giovani. Sul mio telefono usciva un numero privato, quindi non so da dove arrivassero le chiamate».

Ma ecco il racconto, spassoso a sentirselo riferire (sapendo ovviamente del buon fine della vicenda), fatto dalla signora in merito alle tre telefonate: «La prima risale ad un paio di settimane fa. La ragazza mi disse “ciao zia”, ed io sono effettivamente una zia. “Hai capito chi sono?”, mi disse subito dopo e io risposti “certo”. Mi raccontò che stava andando in ospedale perché da giorni aveva la febbre alta a 39 e mezzo, che non riusciva proprio a far scendere. Alla mia domanda perché non mi avesse detto niente, mi rispose che la mamma non voleva per non farmi preoccupare. Mi disse che aveva bisogno di me... del mio aiuto. E io, dopo averla tenuta al telefono per un po’, le ho detto che sapevo di cosa aveva bisogno per quella febbre sempre alta: di un nuovo termometro». Ovviamente la telefonata finì in quello stesso momento.

La seconda giunse solo pochi giorni dopo: «Mi disse, sempre una voce femminile, “ciao nonna”. Solo che io non sono nonna». Quindi ha attaccato? «No, l’ho tenuta al telefono, giusto per divertirmi un po’». La ragazza-truffatrice disse di avere un brutto tumore allo stomaco, che doveva essere operata e che aveva bisogno di soldi per le spese che doveva sostenere. E lei cosa disse? «Dopo un po’ che parlava intervenni dicendole di smetterla di fare cretinate e di cercare di diventare una brava ragazza». Ovviamente la futura – si spera - “brava ragazza”, attaccò all’istante.

L’ultima telefonata solo poche ore fa. «Questa volta hanno anche puntato in alto, chiedendomi 10 mila euro – prosegue la signora di 82 anni – Il tema era sempre lo stesso: cure per una malattia grave che l’Asl non passava». Anche questa ragazza tuttavia aveva fatto l’errore iniziale di chiamare la signora “nonna”, ad una donna che nonna non è. Ed anche in questo caso la telefonata, seppur senza futuro, non si è interrotta subito.

Zero su tre per i truffatori

«Mi sono fatta raccontare un po’ – prosegue la signora – Ma questa ragazza aveva anche l’accento straniero, e ad un certo punto l’ho fatto notare. Ha tentennato un po’, poi ha attaccato». Insomma, “zero su tre” per i truffatori, direbbero gli appassionati di basket. La signora di via Zezio ha però un cruccio: «So che questa gente poi manda qualcuno a prendere i soldi. Io vorrei provare a farli venire per poi farli “beccare” da polizia e carabinieri. Però sono in casa da sola...». Perché del resto è giusto ricordare – sia quando le cose finiscono bene, sia quando finiscono male – che la prima cosa da fare, sempre, ad ogni minimo dubbio, è contattare le forze dell’ordine.

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