Tessile, i capi contraffatti: «Un danno enorme per il distretto serico»

Confindustria L’appello del presidente del gruppo filiera tessile. «Mi auguro che l’inchiesta chiarisca le responsabilità»

«La contraffazione è un danno enorme per il buon nome del nostro distretto serico. L’augurio è che l’inchiesta in corso arrivi a far piena chiarezza su eventuali responsabilità». Sanno quasi di appello, oltre che di auspicio, le parole del presidente del Gruppo filiera tessile di Confindustria Como, Federico Colombo. Senza, ovviamente, voler entrare nel merito di un’indagine tuttora aperta e con molti aspetti e retroscena da chiarire, il rappresentante dei tessili all’interno dell’associazione degli industriali ci tiene però fin da subito a difendere il buon nome delle aziende del nostro distretto: «Il tessile comasco è un distretto creativo unico, di eccellenza, riconosciuto in tutto il mondo. È dovere di ognuno dei suoi componenti mantenere alto il suo buon nome. E, se confermati, certi comportamenti non aiutano. Anzi: danneggiano tutti quanti».

I retroscena emersi nell’ambito degli atti d’inchiesta sfociati in un clamoroso giro di perquisizioni - a carico anche di imprese molto note della nostra provincia - sollevano evidentemente un tema importante: che strumenti hanno, le aziende, per tutelarsi da possibili irregolarità commesse da propri dipendenti? «Come Confindustria - commenta Federico Colombo - tramite il manifesto dell’imprenditore 4.0 abbiamo fatto un richiamo molto forte all’etica, e ci si aspetta che tutte le aziende associate mantengano un profilo altissimo dal punto di vista della correttezza. È quindi chiaro che, se ci sono stati episodi di illegalità, tutte le aziende del distretto debbano prendere una distanza netta. Le aziende devono sempre stare all’erta, ma nel 2023 ci si aspetta che abbiano tutti gli strumenti per farlo».

Uno dei più importanti è il cosiddetto modello 231, ovvero lo strumento organizzativo e di gestione interno alle società affinché riescano a dotarsi di quei correttivi che scongiurino possibili responsabilità, in caso di reati commessi dai propri dipendenti.

«La nostra speranza - prosegue Federico Colombo - è che la magistratura vada fino in fondo. Non vogliamo che per degli episodi sporardici si crei un alone negativo attorno tutto il distretto, che non lo merita. È chiaro che l’inchiesta in corso sarà un tema, da parte nostra, su come potenziare eventuali controlli dove necessario».

A proposito di eventuali danni collaterali, allo stato le grandi griffe non si sono ancora mosse formalmente di fronte a questa indagine: «Anche noi ci siamo chiesti, come distretto: ma se sono davvero stati movimentati volumi alti, com’è possibile che il brand non sia intervenuto? Ad oggi non risulta l’abbiano fatto». Infine, Colombo fa una distinzione tra i falsi e la contraffazione che emergerebbe dagli atti dell’inchiesta comasca: «È molto diverso copiare gli originali, ovvero la produzione di simil copie di prodotti di lusso che alcune griffe non combattono più di tanto perché va a coprire una fascia che mai potrebbe accedere al prodotto originale, e quanto emergerebbe dall’indagine. In questo caso parliamo di una copia che è molto reale, prodotta con lo stesso materiale dell’originale. Di certo - conclude Colombo - Confindustria è dotata di un Codice Etico e di uno Statuto che contengono norme che in casi di illegalità verrebbero adottate a tutela di tutti».

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