Test a scuola, risultati peggiori del pre Covid. Bene solo l’inglese

Istruzione Calo nel rendimento in tutte le materie. È il quadro complessivo che emerge dalle prove Invalsi. Il provveditore: «Non si può imparare davanti al pc»

Dal 2020, anno del Covid, a oggi, gli studenti comaschi di tutti i gradi di istruzione - dalle elementari alle superiori - hanno avuto un calo nel rendimento soprattutto in italiano e matematica, mentre reggono bene le prestazioni in inglese. Questo il quadro tracciato dai risultati delle prove Invalsi, prendendo in considerazione gli esiti dall’anno scolastico pre pandemia, quindi 2018/2019, al 2022/2023. Una situazione che rispecchia quella nazionale e che sarebbe figlia degli effetti di isolamento e didattica a distanza che bambini e ragazzi hanno dovuto affrontare, con conseguenze che si portano dietro ancora oggi. Scarsa capacità di concentrazione, lessico ridotto, maggiori fragilità psicologiche: questo quello che i docenti riscontrano in molti alunni.

Attività di recupero

«Ormai è consolidato che il Covid abbia avuto effetti, è un’onda lunga che riassorbiremo piano piano – commenta il provveditore Giuseppe Bonelli – C’è stato un calo, ma il punteggio non si è abbassato in maniera sconfortante. Del resto, non so quale potesse essere l’alternativa: durante la pandemia abbiamo fatto quello che si poteva. Se non avessimo fatto nemmeno la dad, i risultati sarebbero stati peggiori. L’apprendimento è un processo comunitario, se lo fai individuale non ha lo stesso risultato, si impara insieme, non davanti al pc. Stiamo facendo delle attività di recupero contro la dispersione scolastica, per l’orientamento e la personalizzazione degli apprendimenti anche grazie al Pnrr che ha destinato quasi 10 miliardi all’istruzione». E aggiunge: «Siamo a un livello di competenze accettabili. Chi avrebbe potuto migliorare le proprie prestazioni in quelle condizioni? Un altro aspetto da tenere in considerazione è il disagio psicologico che noi continuiamo a registrare, non solo nei ragazzi. È come essere usciti da una guerra. Guardiamo però anche le cose buone: i dati di inglese sono molto migliorati negli anni, tramite i social la frequentazione della lingua straniera è maggiore rispetto al passato». Secondo molti docenti, il Covid ha portato alla luce problemi che c’erano già prima. «Abbiamo notato fragilità per le competenze di base, come la comprensione del testo e la scrittura – evidenzia Francesca Ciclitera, docente di Lettere dell’istituto comprensivo di Prestino –. Sicuramente il Covid ha complicato un quadro che già prima era difficile. I ragazzi non leggono più e hanno un lessico molto povero, se non siamo noi a obbligarli a leggere, non lo fanno. Comunicano in modo smart senza punteggiatura e ortografia e traducono questo nelle esercitazioni a scuola. Ci sono classi sempre più fragili sulle competenze base, tanti arrivano in prima media con grosse difficoltà a leggere o non hanno mai scritto un piccolo tema. Tutto diventa più complesso. Si fa fatica a tenerli agganciati, oggi hanno sempre più problemi di concentrazione e attenzione».

Isolato dagli altri adolescenti

«La pandemia ha portato non pochi problemi, anche diversi rispetto a quelli che c’erano prima – aggiunge anche Antonio Pulignano, docente di matematica al liceo Volta -. L’essere isolati dagli altri adolescenti, costretti in casa ha fatto soffrire parecchi ragazzi e poi tante cose si sono trascinate, con conseguenze ancora adesso. Sono gli anni in cui si formano caratterialmente: essere chiusi in casa, senza il confronto con gli altri ha degli effetti negativi. Abbiamo notato il calo in matematica, ma ci sono state difficoltà oggettive nella didattica a distanza».

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