Tribunale, aule e uffici allagati
La burocrazia blocca i lavori urgenti

Danni al sesto piano negli uffici della Procura e nell’aula di corte d’Assise - Il palazzo di giustizia è di proprietà del Comune ma gli interventi li devono passare da Roma e Milano

Como

L’aula della corte d’Assise completamente allagata, buona parte del controsoffitto abbattuto per motivi di sicurezza dai vigili del fuoco, tolta la corrente a tutto l’impianto per paura di possibili corti circuiti, un ufficio della Procura allagato, i pannelli in cartongesso del controsoffitto al sesto piano crollati, acqua nell’archivio e nel garage dell’autosilo riservato ai magistrati.

Le piogge della notte presentano il conto anche al palazzo di giustizia cittadino, ed è un conto che rischia non solo di essere salato ma che da un lato torna a evidenziare antichi problemi (come le infiltrazioni al sesto piano) e dall’altro fa emergere il grosso intoppo costituito dalla burocrazia per quel che riguarda i lavori urgenti che si sono resi necessari a causa dei danni subiti.

Iniziamo dai danni. Sicuramente quelli più seri hanno interessato l’aula della Corte d’Assise dove, tra l’altro, lunedì era in programma un processo per un fascicolo proveniente dalla Direzione distrettuale di Milano e riguardante un brutto sequestro di persone a scopo di estorsione avvenuto nel Lecchese. Ora, quel processo rischia di essere in forse visti non solo - e non tanto - i danni a parte del controsoffitto, che si sono verificati in gran parte in un’area dell’aula fortunatamente non utilizzata, quanto piuttosto alle infiltrazioni che hanno interessato anche l’impianto elettrico, per non parlare di quelle che hanno riguardato la stanza della camera di consiglio, dove si ritirano i giudici.

Questi danni sono stati causati, secondo un primo accertamento compiuto ieri dai vigili del fuoco, da alcune erbacce e foglie che avrebbero otturato un canale di scolo nel “terrazzino” al primo piano, quello corrispondente con la copertura dell’androne delle aule al pian terreno. Le piogge hanno quindi formato una sorta di lago e l’acqua ha iniziato a entrare nell’edificio.

Causando, come detto, degli allagamenti anche all’archivio, posizionato nel seminterrato (per fortuna l’acqua non si è alzata eccessivamente e non ha intaccato i fascicoli), e le infiltrazioni nel garage dell’autosilo di via Auguadri.

Diverso il problema al sesto piano, negli uffici della Procura, dove già in passato, in caso di piogge particolarmente violente, si sono avuti allagamenti, in particolare nell’ufficio di un pubblico ministero. Ieri le infiltrazioni hanno fatto crollare anche parte del controsoffitto del corridoio, all’altezza degli ascensori.

Il guai, come sottolineato, ora è quello dei lavori di intervento e di sistemazione. Il procuratore, Nicola Piacente, e il presidente del Tribunale, infatti, hanno un potere di spesa molto limitato per intervenire autonomamente e, da qualche anno, anche se il palazzo è di proprietà del Comune di Como la gestione dei lavori dipende dal Provveditorato delle opere pubbliche di Milano.

Succede che per un qualsiasi intervento i responsabili della struttura (tra tutti procuratore e presidente del Tribunale) debbano presentare richiesta d’intervento alla corte d’Appello, da questa al ministero di Grazia e Giustizia, da questo al Provveditorato delle opere pubbliche di Milano che, alla fine interviene.

Tempi biblici, come dimostrano i danni legati a un allagamento, in quel caso provocato dalla rottura di una caldaia, avvenuto in parte nell’anticamera dell’ufficio dello stesso procuratore Piacente in parte nella stanza della polizia giudiziaria di un pubblico ministero al piano di sotto. Per rendere praticabile l’ufficio del quinto piano e restituire un pavimento a quello della segreteria del procuratore, ci sono voluti quasi due anni (e l’iter è stato tutto sommato veloce, visto che il danno era coperto da un’assicurazione del Comune). Tempi d’attesa che, chiaramente, l’aula della corte d’Assise non può permettersi di sopportare.

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