Cronaca / Como città
Venerdì 31 Ottobre 2025
Truffa superbonus: «Fenomeno diffuso. Probabili altri casi, danno grave al Fisco»
L’inchiesta Il procuratore Astori sui due coniugi indagati e con 28 milioni sotto sequestro: «Non sono i primi, anche se l’importo è più alto. Verifiche complesse, ma andiamo avanti»
L’indagine per truffa aggravata con il fine di ottenere erogazioni sussidi economici aperta per la maxi truffa superbonus emersa nelle ultime ore non è per nulla rara. Si tratta di un reato con diversi fascicoli già chiusi e altri che a breve verranno portati all’attenzione dei giudici, a dimostrazione della «diffusione del fenomeno, ingente sia a livello nazionale sia locale».
Il meccanismo
A parlare, dal suo ufficio all’ultimo piano del palazzo di giustizia di Como, è il procuratore Massimo Astori che ha condotto l’indagine che ha portato alla richiesta (ottenuta) di un maxi sequestro preventivo a carico di due imprenditori accusati di aver truffato lo Stato nell’ambito del Superbonus edilizio del 110%, previsto dal decreto Rilancio del 2020.
Secondo quanto ricostruito, tra il 2020 e il 2024 l’azienda verificata avrebbe incassato quasi 28 milioni di euro non dovuti dallo Stato (a titolo di crediti d’imposta) ai danni di 136 proprietari di immobili. «Un danno enorme – dice il procuratore – Ma di fascicoli simili ne abbiamo già chiusi altri, anche se per importi più bassi, e altrettanti ne arriveranno, segno di un fenomeno che è presente». Secondo Astori il primo danno causato da vicende come queste è quello erariale: «Lo Stato ha concesso agevolazioni fiscali a chi non ne aveva diritto, così è divenuto “debitore” , ha pagato ingiustamente lavori e imposte al posto dei committenti».
Le imprese in sostanza, hanno fatto fare allo Stato quello che avrebbero dovuto fare le banche, usando soldi pubblici per finanziare attività private. «Una seconda considerazione da fare è relativa all’alterazione del gioco economico a vantaggio degli imprenditori disonesti che si sono trovati un capitale “regalato” dallo Stato da utilizzare per compensare le loro tasse, senza ricorrere a banche o dover impiegare capitale proprio» continua Astori. Una dinamica che «moltiplicata su scala nazionale fa capire i problemi che si sono venuti a creare».
Cosa non ha funzionato
Un altro fronte è quello dei controlli che non hanno funzionato come avrebbero dovuto: «Il sistema non ha potuto funzionare – dice il procuratore – per la dimensione enorme della truffa, che ha finito con il coinvolgere tantissimi soggetti economici. C’erano controlli a campione, ma gli spazi per approfittarne erano enormi». Insomma, in un sistema come quello italiano dove l’evasione al fisco rimane da primato, quella del Superbonus è stata vista solo come «un’occasione in più da sfruttare», con danni che sono ricaduti sulle spalle del fisco e quindi dei contribuenti.
Le indagini in questo campo non sono affatto facili: «Parliamo dell’indagine di queste ore – prosegue il procuratore – Abbiamo dovuto lavorare su tre regioni, verificare comuni, esecuzioni dei lavori previsti, richiedere atti amministrativi, e questo per centinaia di committenti, un lavoro enorme». E condotto fianco a fianco con la polizia giudiziaria della Procura, i militari della Guardia di finanza e i Nuclei di polizia economico finanziaria di Como e Gorizia.
Il procuratore individua poi un altro problema legato al 110% che ha reso possibili certi “giochi”: «Il privato non è stato stimolato e responsabilizzato. Non c’era contrattazione, si accettavano i preventivi proposti e questo ha fatto lievitare i prezzi perché tanto pagava lo Stato. Ma noi andremo avanti a cercare, perché siamo di fronte ad un fenomeno ingente».
© RIPRODUZIONE RISERVATA