Tufano patteggia un anno e sette mesi. Era accusato di lesioni permanenti

Palazzo di giustizia Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia chiude la vicenda processuale. Indagine per una lite in discoteca: un ragazzo aveva subito l’amputazione di parte dell’orecchio

Un anno e sette mesi patteggiati, dopo aver raggiunto un accordo con la procura (pubblico ministero Antonio Nalesso) ratificato poi dal giudice Walter Lietti. Si è conclusa così, senza alcuna pena accessoria e con la sospensione, la vicenda processuale che aveva coinvolto il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Antonio Tufano. L’accusa che lo riguardava era pesante: quella di aver provocato lesioni permanenti a un ragazzo di Milano, trentenne, che stava lavorando in discoteca al Lido di Bellagio per conto di un catering. Un fatto che era avvenuto alle 4 del mattino del 10 luglio 2022. Il ferito aveva riportato l’amputazione di un parte dell’orecchio sinistro. Una lesione importante che l’ospedale di Lecco, dove la vittima era stata condotta, definì nel referto come derivante da un «riferito morso».

La ricostruzione

L’indagine era stata aperta con l’ipotesi di reato di lesioni e la ricostruzione dei carabinieri di Bellagio aveva permesso di dare un nome all’uomo con cui il ferito, quella notte, era stato visto litigare e finire su un tavolino pieno di bicchieri e di vetri, cadendo poi a terra. Quell’uomo era risultato essere Tufano, volto noto della movida comasca e consigliere comunale a Palazzo Cernezzi. L’avviso di chiusura delle indagini aveva però portato ad una ulteriore sorpresa. L’accusa, dopo anche che un consulente del pm aveva confermato la ferita da morso, era diventata ben più grave, ovvero quella dell’articolo 583 quinquies che punisce chiunque provochi la «deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso».

La vicenda

La difesa aveva sempre battagliato, opponendosi a questa ricostruzione e presentando a sua volta una consulenza di parte in cui la ferita (netta) dell’orecchio era stata attribuita ad un vetro in seguito alla caduta sul tavolino pieno appunto di bicchieri. La vittima stessa, che quella sera per sua stessa ammissione aveva bevuto molto, non si era accorta dell’amputazione. Altri testimoni avevano confermato il diverbio poi finito contro quel tavolino pieno di bicchieri e bottiglie ma tanto non era bastato per far cambiare la tesi all’accusa che, basandosi sul referto dell’ospedale di Lecco e sulla conferma data dalla propria consulenza, aveva confermato la lesione da morso.

La fine della vicenda penale è avvenuta in queste ore con la decisione di Tufano di patteggiare la pena con lo sconto del rito, del risarcimento del danno e anche della tenuità della lesione. «Ritengo che, in una situazione di questo genere, il mio assistito pur avendo depositato numerose prove a discarico tra cui testimonianze e una consulenza medico-legale che mette seriamente in dubbio la ricostruzione della procura – ha dichiarato l’avvocato Simone Gatto – si sia trovato di fronte a una scelta estremamente complessa. La gravità del capo di imputazione che prevede una pena massima fino a dodici anni di reclusione, hanno indotto la difesa a considerare la soluzione più prudente». «Il signor Tufano – ha concluso l’avvocato Gatto – non ha mai ammesso alcuna colpa e si è difeso con un interrogatorio dal pm. Ma, valutata la sproporzione tra il rischio e i benefici processuali, abbiamo ritenuto opportuno definire la vicenda con un accordo di patteggiamento, che non costituisce un’ammissione di colpa, bensì una scelta di opportunità processuale».

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