Una lettera inviata in Irlanda 27 anni fa è tornata al mittente a Natale: i due fidanzati nel frattempo si sono sposati

La storia È il 1995, un ragazzo e una ragazza si scrivono: lei è in Italia, lui in Irlanda, ma la busta non arriverà mai a destinazione: «Quando ce l’hanno restituita abbiamo pensato a uno scherzo»

Una lettera tra fidanzati dispersa nello spazio e nel tempo è arrivata a destinazione in queste vacanze di Natale, quasi un regalo a sorpresa, 27 anni dopo l’invio e in circostanze non prevedibili: spedita dall’Italia il 6 settembre del 1995 e diretta in Irlanda, è stata aperta solo in questi giorni quando le poste l’hanno riconsegnata al mittente, forse perché non era stato trovato il destinatario. Dove sia stata per tutto il tempo trascorso dalla spedizione alla ricezione sostanzialmente fortuita, probabilmente resterà un mistero.Nel frattempo, mittente e ricevente, all’epoca fidanzati, si sono sposati, si sono trasferiti a Como e hanno avuto due figli.

La lettera è stata scritta da Patrizia Moschetti, allora 24 anni e residente a Milano, ed era indirizzata a Dublino, dove il fidanzato Mario Corrado, 26 anni e originario di Seregno, stava facendo un anno di ricerca e studio dopo la laurea. A casa della mittente, a Milano, oggi sono rimasti ad abitare i suoi genitori: nel 2000 Patrizia ha sposato Mario e i due hanno scelto di venire a Como, città che amavano e dove successivamente sono cresciuti i loro figli. Sono stati i genitori di Patrizia nei giorni scorsi a ricevere questa lettera proveniente da un’altra epoca a firma della figlia. «Poco prima di Natale i miei suoceri hanno chiamato Patrizia dicendo che c’era una sua lettera del 1995 - racconta Mario - All’inizio pensavamo fosse un malinteso, poi a uno scherzo, ma quando l’abbiamo vista non ci sono stati dubbi: era una lettera degli anni ’90 quando ero in Irlanda». Sulla busta un francobollo da 750 lire, inequivocabile segno dei tempi, un orso stilizzato stampato e la scritta a penna «Return to sender», «rendere al mittente».

«Avevo fatto un periodo di studio a Dublino tra il ’95 e il ’96 - racconta - All’epoca non avevamo i cellulari e le telefonate internazionali con le schede telefoniche erano molto care. Il sistema più comune per tenersi in contatto nonostante la distanza era scriversi delle lettere. Ci scrivevamo tutti i giorni. Non si scrivevano cose particolari, più che altro erano racconti di vita quotidiana. Solo che a Milano erano arrivate tutte le lettere, mentre a Dublino ne era arrivata una in meno». Le altre lettere prima e dopo di quella, pur riportando sempre gli stessi indirizzi di Milano e di Dublino, erano giunte a destinazione nei tempi e con i metodi previsti. Perché anche questa in effetti è stata recapitata al destinatario, ma con qualche decennio di ritardo e attraverso i suoceri che da allora non hanno cambiato indirizzo. «Quando l’abbiamo recuperata dai genitori di Patrizia siamo rimasti a bocca aperta. Una piccola capsula del tempo. Avrà vagato in giro per l’Europa, oppure sarà rimasta bloccata da qualche parte in Irlanda o in Italia».

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