«Una nuova ondata?
Scenario improbabile»

Intervista a Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica ed Epidemiologia all’Università degli Studi di Milano

Siamo alla “fase due”, pur con tanti interrogativi abbiamo riaperto, stiamo ripartendo. La paura però serpeggia ancora, c’è il timore che il virus possa tornare a colpirci. Cosa dobbiamo aspettarci? Lo chiediamo al professor Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all’università degli Studi di Milano.

Professore, quanto è probabile che ci sommerga una seconda ondata?

Guardiamo ai decessi e ai posti in terapia intensiva, agli elementi affidabili, non ai tamponi e, quindi, ai casi positivi emersi. La curva è scesa in maniera costante dal lockdown in poi tra il 25% e il 30% ogni settimana, in Lombardia anche del 40% partendo da numeri più elevati.

Quindi possiamo stare tranquilli?

Non leggo il futuro, ma lo scenario nelle prossime settimane non muterà. L’andamento è consolidato da un mese, la discesa è partita da Brescia e Bergamo e poi è arrivata anche ai territori prealpini. Per altro con una sottostima possibile perché, all’inizio dell’epidemia, non si contavano bene i decessi da Covid.

È un messaggi di speranza...

L’epidemia adesso è sotto controllo, anche in Lombardia, perché abbiamo imparato con terapie e farmaci ad aiutare meglio i malati. I posti nelle terapie intensive non sono più al completo, ora abbiamo un potenziale di oltre 4mila letti e siamo scesi sotto ai 500 ricoverati. E ancora i pazienti non sono abbandonati sul territorio. La malattia resta grave, ma adesso è curabile. Resta il problema dei grandi anziani e delle Rsa.

La discesa è costante?

Da noi è minore rispetto alla Cina, dove c’erano zero casi già dopo due mesi. Loro, però, hanno isolato i pazienti nelle infermerie, noi a casa con i familiari.

La colpa è anche di chi va in giro?

I comportamenti dei cittadini, salvo alcuni episodi, sono stati molto responsabili. Rispetto a febbraio oggi siamo pronti.

Quindi niente effetto boomerang?

Non è detto che le epidemie tornino. La Sars non ha avuto altre ondate. Sul Covid,a mio parere, le ipotesi più probabili sono due. Che scompaia, come accaduto ad altri virus molto letali. Oppure che diventi una patologia endemica, dunque una delle tante malattie da curare. Fastidiosa e pericolosa, soprattutto per la terza età, ma gestibile. Con una decina di morti al giorno, meno spaventosa dell’Hiv negli anni Ottanta. Il Covid non durerà in eterno, sapremo conviverci.

In attesa del vaccino?

Sì, ma comunque ad inizio marzo il virus era molto virulento, era sconosciuto, la sanità era a tratti impreparata. Adesso queste condizioni sono profondamente mutate. Ecco perché una seconda ondata tanto tragica è piuttosto improbabile.

Come valuta l’andamento dell’epidemia a Como?

Nella fascia prealpina la discesa è incominciata con un poco di ritardo, ora però è netta. Non è mai stata tanto alta rispetto alle zone falcidiate dai focolai, come Bergamo, ma le vittime sono centinaia e dunque il bilancio è davvero triste.

È vero che le classi più agiate sono state più risparmiate?

Sì, le aree geografiche maggiormente favorite hanno tassi di contagio e di decessi minore. Si vede analizzando i dati nei centri città. Ma non è una novità, vale per quasi tutte le malattie.

Perché tamponi e casi positivi non sono dati affidabili?

Perché i positivi non corrispondono a tutti coloro i quali si sono ammalati, ma solo a quelli che, giorno dopo giorno, riescono a fare il tampone. Statisticamente è un numero che non ha senso.

E invece R con zero?

È un’altra fantasia. Il valore in teoria indica la potenziale trasmissibilità della malattia. R0=1 vuol dire che un malato contagia una sola persona. Ma il governo e le Regioni non ci spiegano come calcolano questo parametro. Data per data, area per area. La Lombardia sostiene dei numeri, la Calabria altri. La variabilità non è credibile.

Sono statistiche arbitrarie?

I rapporti delle autorità risultano spesso oscuri. Non hanno una fonte, non sono mai firmati. Pare che nessuno voglia prendersi la responsabilità. Ma su questi andamenti, così pare, le istituzioni prendono delle decisioni. Dunque dovrebbero essere chiari.

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