Volontari da Como, sul confine con gli orfani: «La guerra vista da vicino»

Solidarietà Volontari da Como in una vecchia struttura vicino alla Romania: «Qui 52 minori disabili e soli arrivati dalle zone più pericolose dell’Ucraina»

C’è la guerra raccontata sui giornali in televisione e poi c’è la guerra che si incontra in prima persona, quella che si lascia dietro una scia di vittime innocenti, nei cui occhi si legge ancora l’orrore del conflitto.

Lo stesso orrore lo ha visto Marco Corbella, giovane medico, partito lo scorso 19 agosto per un vecchio orfanotrofio in Ucraina insieme a un gruppo di volontari coordinati da don Giusto della Valle e dalla parrocchia di Rebbio, in collaborazione con la parrocchia di Maccio e l’associazione “Progetto di vita” di Baranzate. La loro meta era una struttura situata a Magal, una località a circa 5 chilometri dal grande centro di Chernivtsi, in Ucraina, vicino al confine con la Romania. In quel luogo sono arrivati quelli che Marco definisce «gli ultimi tra gli ultimi», piccole vittime della guerra, ragazzi e bambini minorenni, con problemi di disabilità, trasferiti dalle zone maggiormente colpite dalle bombe e dagli scontri.

Un vecchio orfanotrofio

«La struttura in cui sono ospitati non era attrezzata per seguirli, prima ospitava solo sette ragazzi disabili e soli - spiega Marco - Alcuni dei nuovi arrivati sono gravissimi, in sedia a rotelle o in certi casi anche contenuti per evitare che si feriscano da soli. Tre di loro non sono propriamente disabili, ma sono orfani del conflitto e fortemente traumatizzati dall’orrore che hanno dovuto vedere». Ad occuparsi dei bambini e ragazzi sul luogo, oltre ai volontari provenienti dall’Italia, dalla Francia e dalla Romania, ci sono il direttore dell’orfanotrofio, una neuropsichiatra, un’infermiera e quattro educatori, purtroppo non adeguatamente formati.

L’esperienza dei volontari in Ucraina: le sirene di allarme per il rischio di bombardamenti.

Così dall’Italia i volontari sono partiti ben quattro volte - l’ultimo è il viaggio cui ha preso parte anche Marco - per questa piccola località sul confine dell’Ucraina hanno davvero potuto vedere coi loro occhi, in soli cinque giorni, le conseguenze atroci della guerra: le sirene che risuonano nelle città per avvertire dei possibili bombardamenti, i bunker in cui rifugiarsi in caso di allarme, le decine chilometri di camion di grano in attesa di uscire dall’Ucraina e soprattutto quegli orfani rimasti senza nulla, ma bisognosi di tutte le cure possibili.

I volontari in viaggio in Ucraina: decine di chilometri di camion per il trasporto del grano.

Servono beni e riparazioni

«Li facevamo giocare perlopiù - spiega Marco - con il pallone, le bolle di sapone o gli strumenti musicali. Poi abbiamo fatto in modo di portare a chi li segue dei soldi per acquistare le medicine e gli psicofarmaci di cui hanno bisogno, cibo e qualche gioco. Poi a loro serve soprattutto qualcuno che gli dia la possibilità di svagarsi un po’, dopo quello che hanno vissuto, e che sia disposto a dare una mano per migliorare la struttura in cui vivono».

L’orfanotrofio in cui i 52 sopravvissuti al conflitto sono ospitati infatti necessita di numerosi interventi,. Dal dondolo senza più assi nel giardino dove i bambini vengono lasciati a giocare a buchi nel muro temporaneamente riparati con materiale di riempimento - tra cui anche filo spinato - fino ai bagni, con una pessima rete idrica, su cui intende intervenire il vescovo milanese della Chiesa ortodossa con una donazione. «Abbiamo portato loro anche un omogeneizzatore perché alcuni dei ragazzi sono disfagici ed era difficile nutrirli - aggiunge poi Marco - ma servirebbero altri piccoli interventi per migliorare la qualità della loro vita».

Per questo motivo a partire dalle prossime settimane i volontari già partiti per Magal e gli altri gruppi che ruotano intorno alla parrocchia di Rebbio e che dall’inizio del conflitto sono andati sul confine dell’Ucraina per prestare soccorso, si riuniranno per coordinare le attività dei prossimi mesi in modo da rendere più costante il sostegno ai sopravvissuti alla guerra, tra cui i 52 bambini dell’orfanotrofio.

Insieme a Marco sono partiti Anna Gini e Laura Sanpietro, rispettivamente dottoressa e responsabile della residenza sanitaria per disabili di Cassina Rizzardi, Elena Scalcinati, educatrice, Pamela Franchi, infermiera, Emilio Fior, volontario Lario, Gianna Pianarosa, mamma di una ragazza disabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA