Yacht Club, incassi per 1,7 milioni. Ma al Comune dà soltanto 34mila euro

Patrimonio pubblico Nuove regole per i revisori dei conti. Il sodalizio gestisce un tesoretto. Un anno fa l’organo di controllo sollevò dubbi di «inadeguatezza» e «conflitto d’interesse»

Il bilancio dello Yacht Club di Como farebbe invidia a quello di molte piccole realtà economiche: più di un milione e 700mila euro di ricavi in un solo anno. Per un’associazione sportiva dilettantistica si tratta di cifre niente male. Ma a garantire un flusso di denaro così elevato non sono tanto le attività sociali (la vela e la motonautica) quanto piuttosto quelle commerciali che incidono sul totale degli introiti per oltre il 70%.

I proventi commerciali

Non più tardi di venerdì scorso lo Yacht Club, un’istituzione nel mondo delle associazioni sportive cittadine, ha cambiato il proprio statuto. E lo ha fatto introducendo una serie di norme che rafforzano il potere di chi già detiene il pallino del governo del sodalizio. Un fatto squisitamente interno a una realtà associativa, si potrà pensare, non fosse che la vita e i conti dello Yacht Club sono d’interesse di tutti i comaschi. E non solo per la storia che racchiude in sé, ma anche - e soprattutto - perché da sempre è ospite di uno degli edifici pubblici (di proprietà del Comune) più di pregio della città in una delle zone più appetibili. E occupa una fetta di demanio pubblico, con i pontili appoggiati sulle acque del lago.

Sfogliando l’ultimo bilancio disponibile dell’associazione, quello dell’anno 2022, e il preventivo 2023 (in attesa, a giugno, del nuovo documento contabile) si scopre che alle casse pubbliche lo Yacht Club ha versato 34.536 euro al Comune e 11.132 euro al demanio. Per contro grazie all’occupazione di due aree pubbliche ha incassato: 8.400 euro per l’affitto del bar, oltre un quarto di milione per i “contributi Marina”, ovvero per il mantenimento dei posti barca ai pontili dell’associazione, 21mila euro per gli alaggi (ovvero per la messa in acqua delle imbarcazioni).

Ma la voce più importante tra tutte è quella relativa alla vendita carburante, che ha avuto un’impennata nel 2022 anche grazie al boom dei taxi boat: complessivamente i ricavi sotto questa voce sono stati pari a poco meno di 1,2 milioni di euro per una spesa complessiva (relativa all’acquisto carburante) di un milione.

L’attività sociale

Per contro negli anni le attività istituzionali - quelle in virtù delle quali lo Yacht Club occupa un edificio pubblico di pregio per un canone così contenuto - hanno perso sempre più valore, in particolare nella voce vela. Ad esempio nel 2022 e nel bilancio preventivo 2023 è completamente scomparsa la scuola vela i cui ricavi nel 2021 erano pari a poco più di 5mila euro e ora si sono azzerati. I totali ricavi alla voce “proventi istituzionali” per la vela si sono ridotti quasi di due terzi passando da oltre centomila euro a 36mila.

Un filo meglio la voce motonautica, dove la parte del leone continua a farla l’unica vera manifestazione sportiva dello Yacht Club: la Centomiglia. Ma anche qui i ricavi sono scesi da quasi 40mila euro agli attuali 33mila euro. Insomma, su un bilancio che alla voce ricavi vanta 1,7 milioni annui, il peso delle attività istituzionali dell’associazione sportiva pesa complessivamente per un misero 4%. Ma pure gli investimenti non sono particolarmente alti, perché di quel milione e 700mila viene messo nelle attività sociali una quota pari al 7%.

A garanzia della regolarità di un bilancio con cifre così importanti c’è da sempre il lavoro del collegio dei revisori dei conti, professionisti eletti dall’Assemblea dei soci. Almeno fino alla scorsa settimana. Perché, da venerdì sera con la modifica dello statuto, le persone che avranno il compito, d’ora in avanti, di vigilare sulle scelte contabili del direttivo dell’associazione saranno nominate dal direttivo stesso. E in passato non sono mancati rilievi al bilancio, come nella relazione del 2022 quando nella loro introduzione i revisori hanno evidenziato «rilievi e criticità» come «l’inadeguatezza nella rilevazione dei fatti di gestione» con profili di «conflitto d’interesse», «forti perplessità sull’utilizzo delle carte di debito a favore degli operatori economici», consigliando al consiglio direttivo «di effettuare adeguati assetti organizzativi e di controllo negli incassi e nei pagamenti individuando responsabilità personali e istituzionali».

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