Yacht Club, revisori in fuga: «Opera di controllo sempre più difficile»

Edifici pubblici Dopo il cambio di statuto si dimettono i professionisti che controllano i bilanci. Il sindaco e la concessione della sede da parte del Comune: «Saranno riviste tutte le convenzioni»

Il collegio dei revisori dei conti dello Yacht Club di Como si è dimesso. L’addio è stato formalizzato in conseguenza alla modifica dello statuto. L’organo di controllo dell’associazione sportiva, infatti, in base alle nuove norme d’ora in avanti sarà scelto direttamente dal direttivo, e non più dall’assemblea dei soci. Un cambio di filosofia solo all’apparenza tecnico, ma in realtà sostanziale: i revisori contabili dovrebbero essere professionisti terzi e indipendenti, visto che devono poter muovere critiche sulla gestione contabile da parte dei vertici dell’ente. Ma se la loro scelta dipenderà ora dagli stessi vertici, il timore è che non vi sia più l’autonomia necessaria a svolgere il proprio ruolo.

Criticità sulla possibilità di portare a termine i compiti assegnati dalla legge, il collegio dei revisori le aveva già sottolineate nella relazione a margine del bilancio approvato lo scorso anno, quando i professionisti eletti dai soci dell’associazione di viale Puecher (ospite di uno degli immobili comunali di maggior pregio della città, in cambio di un affitto annuo di appena 34mila euro) misero nero su bianco la propria frustrazione per aver svolto «le proprie attività di controllo con evidente difficoltà». Difficoltà legate al reperimento di tutte le informazioni contabili necessarie per predisporre la relazione di accompagnamento del bilancio.

Dallo sport al commercio

Già all’epoca, però, i revisori avevano sottolineato come, dopo la pandemia, l’associazione avesse subito una sorta di trasformazione, di fatto azzerando o quasi l’attività istituzionale - che, per intenderci, le ha permesso di ottenere per soli 34mila euro annui una sede pubblica così prestigiosa - a vantaggio di quella squisitamente commerciale. In buona sostanza, si evidenziava già un anno fa, è come se l’associazione stesse cambiando pelle avendo fatto sparire ogni investimento nella vela e tenendo, in sostanza, come unico brand sportivo la Centomiglia del Lario. Per contro l’attività di distributore di benzina per i taxi boat e non solo (ricavi per 1,1 milioni di euro), di ormeggio (ricavi per un quarto di milione di euro), di alaggio (ricavi per quasi 50mila euro nel 2022 e lo scorso anno il numero di alaggi è stato di molto superiore al centinaio), di bar e ristorante rappresenta ormai la quasi interezza del bilancio.

A ciò si aggiunga l’affitto del salone - di proprietà comunale - della sede per feste private (lo scorso anno quasi una ogni tre giorni, poco meno di un centinaio, tra eventi di banche, agenzie viaggi, matrimoni, feste di compleanni).

Così il sindaco

Si potrebbe pensare che le vicende dello Yacht Club siano questioni private di un circolo esclusivo, ma così non è. Perché il ruolo sociale e istituzionale dell’associazione sportiva è quello che ha spinto il Comune a concedere una sede tanto prestigiosa a prezzi tanto di favore.

Il sindaco, Alessandro Rapinese, non vuole entrare nella questione specifica, ma chiarisce: «Abbiamo dato incarico a dei professionisti di svolgere uno studio puntuale su tutte le concessioni che abbiamo in essere. Quindi, credo entro un paio di mesi, in base ai risultati andremo a rivedere tutte le convenzioni e ad aggiustare quelle che non rientrano nei criteri che decideremo, sulla base della relazione».

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