A Parolario l’astrofisica racconta il cielo, tra passato e futuro: «Spesso ci sono interessi economici»

Prima giornata A Villa Bernasconi Patrizia Caraveo e le nuove frontiere dell’astrofisica. In apertura Vivan Lamarque: «Dobbiamo esercitarci a cambiare lo sguardo sulle cose»

Una partenza tutta al femminile, quella scelta per la 23a edizione del Festival Letterario Parolario, quest’anno intitolata “Plinio e noi”: è stata, infatti, la poetessa, scrittrice, autrice e traduttrice Vivian Lamarque a dare ufficialmente il via alla kermesse, cogliendo l’occasione per fare un grande regalo al pubblico presente attraverso la lettura di un componimento inedito dedicato a quegli alberi «un po’ sofferenti di questo bellissimo giardino, nella speranza che possano guarire».

L’amore «da vecchi e da giovani», che connota buona parte della sua produzione poetica letteraria, è stato il fil rouge capace di unire tra loro diversi universi, da Plinio Il Vecchio a Snoopy e Charlie Brown, dagli “ormai” di chi ha già una certa età alle difficoltà dei giovani, sempre con una certa ironia sottile, gentile, garbata.

Colpo di fulmine

«Per quanto riguarda il mio rapporto con il sentimento amoroso credo di aver risolto il problema: a 70 anni ho avuto un colpo di fulmine, ma non l’ho confessato all’interessato, e sono stata benissimo, perché chi vorrebbe essere corteggiato da una vecchia? Ho anche festeggiato da sola il mio personale anniversario, e ho scritto una poesia che parla proprio di questo. Questa cosa ha sicuramente dei vantaggi, perché l’amore, così, non se ne va e non diminuisce». La curiosità di Plinio, poi, specialmente nei confronti della natura, è stata al centro del dialogo con la giornalista Sara Cerrato, impreziosito dalla lettura di diverse poesie, una curiosità in cui Lamarque si è riconosciuta e che, in qualche modo, le appartiene.

«Dobbiamo esercitarci a cambiare lo sguardo sulle cose: basterebbe osservare come, oggi, i padroni portano a spasso i loro cani: una volta i primi interagivano con i secondi, adesso tutti guardano il cellulare mentre il cane scorrazza ignorato».

In serata, l’accogliente tensostruttura installata nel giardino di Villa Bernasconi a Cernobbio ha visto protagonista l’astrofisica di fama mondiale Patrizia Caraveo che, attraverso immagini, fotografie e dipinti, ha trattato il tema dell’Universo e delle sue straordinarie meraviglie, le stesse che hanno incantato Plinio il Vecchio e che continuano e continueranno ad esercitare il loro fascino sulle generazioni presenti e future.

«L’umanità si protende da sempre verso le stelle e, in epoca antica, erano nove le muse che venivano raffigurate: otto erano dedicate all’arte e una era la musa dell’astronomia, l’unica scienza ad averne una. Dalle stelle si ricavava la direzione verso cui andare, le stelle rappresentavano il calendario di tutte le civiltà e c’era una grandissima familiarità con il cielo. Oggi ci spostiamo con i gps, ma se questi venissero “zittiti” dovremmo tornare a consultare gli astri, per orientarci nello spazio».

Inquinamento

Osservare le stelle, però, oggi, è diventato molto più complicato a causa dell’inquinamento luminoso e della massiccia presenza dei satelliti che, a differenza di quanto accadeva ai tempi di Plinio, «disturbano la vista del cielo».

«Dietro a questo ci sono spesso interessi meramente economici: Elon Musk, ad esempio, vuole mandare in orbita migliaia di satelliti starlink per agevolare la connessione internet in tutti quei luoghi dove ancora non è arrivata la fibra ottica. Questa viene chiamata da qualcuno “la privatizzazione dello spazio”: in orbita ci sono circa 10mila satelliti, di cui attivi solo 4mila. Musk ne vuole lanciare altri 12mila, con grande preoccupazione degli astronomi, che avranno non poche difficoltà nello studiare l’Universo a causa delle scie luminose provocate dagli starlink, capaci di “spegnere il cielo” come lo conosceva Plinio».

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