Bruce spegne le polemiche a suon di rock. Tre ore di festa e una promessa: tornerò

L’evento Springsteen infiamma Monza nell’ultima data (forse la migliore) del tour europeo. A 73 anni incanta sempre. Unica pecca l’organizzazione: un inferno uscire dal parco a fine show

Se a 73 anni fai ballare e cantare per quasi 3 ore oltre sessantamila persone, alcune delle quali talmente lontane dal palco da assistere a uno show “in differita sonora” di qualche frazione di secondo, cosa gli si potrà mai dire? Assolutamente nulla.

Tra critiche e realtà

Di tutti i tour di Bruce Springsteen, quello europeo che si è chiuso martedì nel disastrato (dai temporali) parco di Monza è stato forse quello più affollato di polemiche (fondate o meno che sia) di sempre. Da un lato per la decisione di non annullare il concerto di Ferrara a maggio e pure quello di Monza, entrambi in zone disastrate a causa del maltempo. Dall’altro per la scelta - novità assoluta nella cinquantennale storia musicale del rocker del Jersey, capace di trascinare ai propri live fedelissimi che hanno visto anche duecento suoi concerti - di proporre uno show con scaletta quasi blindata con rarissime eccezioni.

Ma se Springsteen è il Boss un motivo ci sarà pure, e a 73 anni e quasi 1800 spettacoli dal vivo alle spalle, martedì a Monza ha saputo scrivere un nuovo capitolo della sua leggenda: due concerti potranno anche avere la stessa scaletta, eppure regalarti emozioni clamorosamente diverse. Bruce sale sul palco stranamente in ritardo rispetto alle abitudini di questo tour, ma già dalle prime note di No Surrender si capisce che la serata sarà diversa. L’energia che sa restituire a un pubblico generosissimo - i fan italiani sono i più caldi di tutta Europa, e sono tra i più amati dal Boss - fa ballare tutti i presenti al parco di Monza.

Mancano all’appello grandi classici come Thunder Road, e la scelta di riproporre Mary’s Place al posto di altre chicche della sua immensa discografia suona stonata ai cultori, ma una Kitty’s Back da leggenda, una Johnny 99 da favola, una Backstreets da lacrime e una The River intensissima, spengono ogni velleità polemica grazie alla potenza del sound della E Street Band.

Passato e futuro

In uno show (durato 2 ore e 50 minuti... provateci voi, a 73 anni, suonare per quasi 3 ore senza un istante di pausa) in cui il “futuro del rock and roll” parla soprattutto al passato, in cui ammicca a immagini nostalgiche e canzoni che celebrano sogni e persone che ci hanno lasciati nel corso di questi cinquant’anni di incredibile storia musicale, Springsteen regala una promessa: «Tornerò». Gridata a un pubblico in visibilio. Pubblico, per inciso, che come lo show del suo idolo ormai coniuga l’anagrafe al passato (epica la “nonna” che è stata presa in spalla da un giovane amico e che durante Dancing in the dark ha strappato sorrisi e baci sia a Bruce che a Little Steven). E forse anche per questo un pubblico non più di primo pelo avrebbe meritato un trattamento diverso soprattutto all’uscita dal parco, quando si sono creati pericolosissimi “tappi” verso le segnalate uscite d’emergenza, con il personale incapace di fornire indicazioni utili a una folla che ha avuto il merito di mantenere calma e sangue freddo. Ancora troppo impegnata a commentare l’ennesimo prodigio del rock, per lasciarsi andare in polemiche. Prodigio del rock e di quel ragazzo di 73 anni che tutti chiamano “The Boss”.

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