
Cultura e Spettacoli / Erba
Sabato 31 Maggio 2025
Sulle tracce di Cleopatra: premiata
l’archeologa
Cultura Ieri Kathleen Martinez Berry a Villa d’Este per un riconoscimento al valore delle sue ricerche in Egitto
Cernobbio
Una passione bruciante per la vicenda di Cleopatra e dieci anni di studio per localizzarne la possibile sepoltura. Lasciata la professione forense, Kathleen Martinez Berry Nazar si è interamente dedicata alla ricerca archeologica in Egitto, con importanti risultati nel sito di Taposiris Magna, a cinquanta chilometri da Alessandria.
«Ho voluto provare alla comunità scientifica che quel tempio aveva un’importanza decisiva» ha ricordato ieri la dottoressa Martinez Berry nella Sala Canova di Villa d’Este a Cernobbio dove è stata insignita del più prestigioso riconoscimento dell’Accademia Archeologica Italiana di Genova, quello di “Accademico Corrispondente Estero” nella classe delle discipline archeologiche, da parte di Monica Lavino Mariani, la vice presidente. L’occasione è stata propizia per fare il punto sia sugli scavi in corso ormai dal 2004, che aprono scenari promettenti, ben oltre la possibile (e auspicata) scoperta della tomba di Cleopatra VII suicidatasi con il morso di un aspide per non finire, schiava tra le schiave, nel trionfo di Ottaviano Augusto a Roma.
Le sorprese degli scavi
«Quando ho iniziato a preparare le mappe dei templi che potevano essere stati visitati da Cleopatra prima di togliersi la vita, per l’ultimo saluto a Marco Antonio (il compagno, suicidatosi il 1 agosto del 30 a.C.), solo su quello di Taposiris Magna non c’era quasi nulla» ha spiegato l’archeologa a un ristretto gruppo di studiose ospiti (Isabella Nobile, ex direttrice del Museo Archeologico “Giovio” di Como, Clelia Orsenigo, direttrice del Museo Archeologico di Erba e l’egittologa bergamasca Sabina Malgora, a capo di “The Mummy Project”).
I pochi dati disponibili, per altro, sono risultati imprecisi. «Si pensava che Taposiris non fosse attivo come tempio, né avesse ospitato il culto - ha aggiunto l’archeologa, che collabora con l’Università di Oxford - Invece non era così. Ci sono rimasti anche molti graffiti in greco, copto, latino, a testimonianza della vitalità del sito». La prima grande conferma della bontà delle sue intuizioni, Martinez l’ha avuta scoprendo le fondamenta del tempio. E qui, ecco scombinarsi le carte in tavola. «La dedica, in geroglifico, era alla dea Iside»: ma allora, che c’entra Osiride? «Tra i molti reperti rinvenuti, nessuno fa riferimento a questa divinità» ma non è escluso che possano arrivare sorprese dal compendio. Anche se non c’è la prova che lì possa essere stata sepolta Cleopatra, alcuni indizi rafforzano l’ipotesi investigativa di Martinez, in collaborazione con il governo egiziano.
In particolare, c’è interesse per le numerose monete con l’effigie dell’ultima regina d’Egitto e un busto femminile in marmo. Apre significativi percorsi di ricerca anche il tunnel che, da Taposiris Magna si snoda per tre chilometri fino alla spiaggia. Alle indagini ha collaborato Robert Ballard, lo scopritore del relitto del “Titanic”.
A ottobre si potrà finalmente ammirare una selezione di reperti (anche 12 mummie con la lingua d’oro) emersi dagli scavi, grazie alla nuova ala del Museo Greco-Romano di Alessandria d’Egitto. Ma non è esclusa anche qualche bella sorpresa per Como, la città dell’egittologo Francesco Ballerini, padre dell’Egittologia moderna. «Sarebbe bello gettare un ponte, perché no» ha concluso l’archeologa prima di lasciare il Lario.
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