Bella quest’Isola e che gioia potersi ritrovare

Weekend di festa Mancava la relazione con gli altri, a Villa Guardia un “popolo” numerosissimo e variegato

La prima cosa bella dell’Isola che c’è è quella che più ci è mancata negli ultimi due anni: la relazione con gli altri. Lo si è colto passeggiando tra gli stand, orecchiando le conversazioni, lasciandosi trasportare dai colori e dalle suggestioni. Il bimbo con gli occhi sgranati rapito dal movimento frenetico delle api nel piccolo alveare, i tappezzieri che sorridono orgogliosi del loro mestiere «in via di estinzione», l’educatrice che osserva i bambini creare giochi bellissimi con materiali di scarto. È così che le parole degli esperti dei cento e più saperi radunati alla fiera – artigianato, ambiente, ristorazione, cibo, gioco, servizi alla persona – arrivano al cuore e alla testa in un clima sereno e disteso.

Incontri, musica e tavolate

La seconda cosa bella dell’Isola che c’è sono le persone che ci vengono. Sono state davvero tante in un weekend in cui, per fortuna, il tempo non ha fatto i capricci, a parte un po’ di vento il sabato mattina che ha creato qualche ritardo nell’allestimento degli stand. Poi sole e clima perfetto hanno favorito centinaia di accessi. Un popolo variegato e trasversale: giovani dagli stili più diversi, famiglie con i piccoli nei passeggini e comitive di bambini in età scolare, “ragazzi e ragazze” dai capelli bianchi con una curiosità e un entusiasmo da fare invidia. Una trasversalità che si è respirata anche nelle convinzioni e nei modi di mettere in pratica i valori dell’Isola che c’è: solidarietà, rispetto per l’ambiente, educazione delle giovani generazioni si sono declinate dalla A di Acli alla A di Arci. E davvero dovrebbe essere questo spirito di collaborazione e di superamento degli stereotipi, delle differenze e delle diffidenze, il messaggio più forte dell’Isola che c’è, in barba alle becere schermaglie da campagna elettorale.

Incontri con gli amici, musica e tavolate, un panorama di abbracci e strette di mano. Ritrovarsi insieme è il dato più incoraggiante per questa 18esima edizione, che ha visto affollare i laboratori per i bambini, il Porto delle storie, le danze collettive, i momenti di convivialità a tavola, a riprova di come ci sia bisogno di chiacchierare e lasciarsi un po’ andare al ritmo della musica. Tanta curiosità per il baratto e il riuso, mentre l’artigianato è da sempre il fiore all’occhiello della Fiera, dalle fibre naturali al legno. C’è chi, come Cristina, tesse i filati con il telaio peruviano e mostra con orgoglio ogni singolo capo, ci sono gli artigiani Guanelliani con le belle creazioni in legno e i fieri tappezzieri di “Fibra e Forma” che mostrano i frutti della loro abilità. Tanti gli acquisti alle bancarelle del cibo: pane, birra, prodotti dell’orto, conserve, chi acquista non porta via solo una piccola scorta ma anche informazioni, consigli e competenze.

Swing e pizza salentina

Silvia e Nicoletta di “Como accoglie” sono venute invece a conoscere le realtà che si occupano di sostenibilità e solidarietà. «Sono belle le occasioni di trovarci insieme e confrontarci» dicono. Sedie tutte occupate per la “Tenda delle storie” con le letture a voce alta e al torneo di giochi da tavolo. Entusiasmo e tanti applausi, come sempre, per gli spettacoli di giocoleria che incantano tutte le età. E quest’anno tutti si sono potuti cimentare con lo swing e la pizzica salentina grazie a lezioni di ballo collettive che hanno visto invasioni della pista e tanta allegria. Un’atmosfera di cui c’era tanto bisogno, quella dell’Isola che c’è. Una spinta, per gli organizzatori, a rilanciarla verso nuovi approdi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA