Dal Lario alle porte dell’Asia a bordo di una Panda: «L’ospitalità dei kurdi ci ha stupiti»

Destinazione Sconosciuta I fotoreporter partiti da Lomazzo sono in viaggio da tre mesi. «Il Kurdistan è considerato pericoloso, ma noi abbiamo trovato un’accoglienza incredibile»

«Da noi sono le 20, siamo per strada diretti in Georgia... è stato un mese diverso dai precedenti» inizia così questa volta la mia chiamata con Nicoletta e Andrea, due giovani foto reporter che poco dopo Natale sono partiti da Lomazzo diretti verso l’Asia per raggiungere l’autostrada più alta del mondo: la Pamir Highway,in Tajikistan. Turchia e Kurdistan sono i paesi che Nicoletta e Andrea hanno attraversato nell’ultimo mese dall’ultima volta che abbiamo scritto di loro.

«Appena abbiamo passato il ponte di Istanbul che collega l’Europa all’Asia e abbiamo visto il cartello “Welcome to Asia”, mi sono emozionata» confessa Nicoletta ripensando alle ultime settimane. Ora i due fotoroporter si trovano vicino al lago di Vann, che è tutto dire perché subito mi spiegano quanto sia vasta la sua superficie (3.755 km quadrati): «Qui gli spazi sono enormi e le strade lunghissime, dopo aver girovagato per due mesi nell’Europa dell’est, tra piccoli villaggi e strade strettissime, qui in Turchia tutto ci è sembrato diverso».

A caccia di caravanserragli

Gli chiedo allora più precisamente dove si trovano e la risposta è che sono nell’area di Van, la città da cui il lago prende il nome, verso il confine con l’Iran. Quando li abbiamo lasciati lo scorso mese si trovavano alle porte di Istanbul, pronti a lanciarsi alla caccia di caravanserragli, luoghi scelti per raccontare una parte di questa avventura che finalmente è approdata in Asia. «Ne abbiamo trovati diversi a Istanbul, sul Mar Nero e sulla costa del Mediterraneo, ma soprattutto lungo la vecchia via della Seta, la strada per eccellenza lungo la quale viaggiavano le carovane». In questi luoghi di riposo e di ristoro, in parte abbandonati, in parte trasformati in musei che ricordano tempi passati, raccontano una Turchia che cambia nel tempo ma anche nello spazio. «Istanbul ad esempio - spiega Nicoletta - sembra una capitale europea: tutti bevono e le donne sono senza velo, ma mano a mano che procediamo verso est le cose cambiano».

Questo è stato anche il mese del Ramadan, ma la tradizione islamica del digiuno non ha limitato l’estrema ospitalità di cui ancora una volta - e forse come mai prima - Nicoletta e Andrea hanno fatto esperienza nel loro viaggio “on the road”. Sì perché la Turchia di cui hanno fatto esperienza Nicoletta e Andrea è una “Turchia delle case”: «Siamo stati ospitati per la notte quattro o cinque volte e molte altre per pranzi, cene, colazioni... qui tutti ti sorridono e hanno un volto dolce. Ci hanno sempre offerto cibo anche se loro digiunavano per il Ramadan e abbiamo bevuto con loro tantissimo tè».

Un pic-nic in Iraq

Ma nonostante questa estrema ospitalità, è il Kurdistan iracheno ad avere la meglio sul loro cuore. Il Paese figura tra l’elenco di quelli “sconsigliati” sul sito della Farnesina ma il racconto dei due viaggiatori è ben diverso: «Siamo entrati, dopo moltissima burocrazia e una lunga coda, in Kurdistan e ci siamo trovati di fronte una scena inaspettata: seduti su alcune colline verdissime c’erano tante persone riunite per un pic-nic. Solo dopo abbiamo capito che si trattava del capodanno kurdo e subito ci hanno invitato a stare insieme a loro».

L’impatto iniziale non è stato dei migliori perché a Nicoletta è stato chiesto di sedere con le donne, mentre Andrea è rimasto con gli uomini, ma l’esperienza vissuta dice molto di come il mondo possa cambiare da un confine all’altro, senza per questo diventare un luogo inospitale.

«Le ragazze con cui ero seduta erano sconvolte dal fatto che stessi con Andrea - spiega Nicoletta - ma erano anche felici per me. Mi hanno raccontato che devono arrivare vergini al matrimonio e che non possono ballare, per non dare fastidio agli uomini. Detto ciò mi hanno tutte invitate al loro matrimonio quando si sposeranno, erano felicissime di avermi con loro». Colline verdi come l’Eden in mezzo a macchie di deserto, il bazar dai mille colori e rumori («Per me il primo assaggio dell’Asia» dice Nicoletta), la voglia della gente di sapere la loro storia, al di là di qualsiasi barriera linguistica e quel senso di gioia senza confini che è riassunto dall’immagine di bimbi sorridenti sul retro dei pick-up lungo la strada: ecco il Kurdistan di Nicoletta e Andrea. «Ora dovremo tornare, ci siamo fatti troppi amici per non metterci più piede».

© RIPRODUZIONE RISERVATA