Fede, un’altra meta per non dimenticarti. Il papà «Per lui il rugby era un posto sicuro»

La storia Federico giocava con la maglia numero 10 e aveva un talento: “vedeva” il gioco prima che accadesse. Dopo la sua morte, lo scorso 18 luglio, il Rugby Como lo ricorda con un trofeo

Il numero 10 sulla maglia. La testa sempre avanti, capace di cogliere il gioco prima di vederlo accadere, e quella voglia di lanciarsi veloce verso la meta, incurante se davanti a lui ci fosse un avversario che lo superava in stazza e altezza. Federico Guzzetti è morto il 18 luglio del 2022, a 22 anni. Originario di Pognana Lario era un giocatore, un talento, del Rugby Como, dove militava da mediano d’apertura in serie C, in prima squadra.

La passione

Domenica 6 novembre, per la prima volta in assoluto, al campo del centro Belvedere di Como, lo stesso Rugby Como ha alzato la FedeCup, vincendo contro Milano Sud.

Un torneo permanente istituito in sua memoria: la FedeCup

E l’emozione è esplosa. Dopo mesi di sofferenza condivisa, per un attimo il cielo è tornato a schiarirsi, lasciando intravedere il sorriso luminoso di Federico. Tutti, famiglia, società, compagni di squadra, tifosi, ma anche gli avversari, si sono ritrovati sotto lo striscione che ricorda il giovane rugbista, vivendo “un terzo tempo del rugby” speciale, un terzo tempo che racconta quanto lo sport sappia farsi comunità e dare supporto anche nei momenti più bui. La FedeCup è un torneo permanente, istituito dalla società sportiva comasca in memoria di Federico. Viene assegnata alla squadra che si aggiudica la vittoria della prima partita di campionato nella categoria senior. «Per noi è stato un gesto bellissimo - dice Pietro Guzzetti, papà, nonché allenatore dell’atleta - Federico amava il rugby, era il suo posto sicuro, una famiglia allargata dove tornare sempre per sentirsi accolto, anche quando aveva qualche momento di sconforto. Diceva di trovarsi bene in questo gruppo, in cui poteva contare su amicizie di anni, solide, sincere. Giocava da quando aveva sei anni, era uno dei veterani e con la sua passione mi ha saputo contagiare di entusiasmo da subito».

I valori fondamentali del rugby e di Federico

In campo Federico si trasformava, da ragazzo introverso, diventava un vero trascinatore. Aveva fatto suoi i valori fondamentali del rugby: resistere, condividere e mai indietreggiare, sostenere i compagni ma anche farsi sostenere quando si tiene il pallone tra le mani. Pietro ricorda bene il momento in cui scattò l’amore di suo figlio per questo sport. «Aveva poco più di sei anni, era il 2007, stavamo guardando insieme alla tv i Mondiali di rugby. Federico era rapito dal modo di gioco di un atleta della formazione sudafricana. Si girò verso di me e mi disse: “Anche io voglio giocare a rugby”. Così iniziammo a cercare una squadra e poi da lì è partito un percorso che ci ha visti sempre fianco a fianco. Lui procedeva di categoria in categoria come rugbista, io lo stesso, ma nei panni di allenatore».

Qualcosa di importante

La squadra e la società stretti alla famiglia di Federico

Poi la tragedia. «Il Rugby Como non ci ha lasciati un attimo, dal momento zero. Io, mia moglie Cristina e mia figlia Vittoria ci siamo sentiti come abbracciati dalla squadra, in un’onda di affetto immensa. Non c’è niente che attenui il dolore, non credo ci sia nemmeno un tempo, ma la vicinanza dei ragazzi e della società sono stati qualcosa di importante. L’abbiamo percepita anche in occasione della prima edizione della FedeCup. Sono stati gli stessi compagni di squadra a comporre lo striscione che oggi campeggia dietro una delle porte del campo. Hanno scelto le foto di Federico e il messaggio che gli volevano indirizzare. Si è rivelata una giornata gioiosa e davvero condivisa, non la dimenticheremo».

Il legame tra Federico e il rugby dura ancora, è vivo in tanti. Anche l’ultimo saluto al rugbista era avvenuto proprio lì, al centro Belvedere, dove lui giocava da sempre. Una cerimonia laica e molto sentita, a cui hanno voluto partecipare amici e compagni.

Oggi Pietro Guzzetti è rimasto alla guida della squadra del figlio, non ha lasciato i ragazzi, non ci pensa proprio, hanno ancora strada e vittorie da macinare insieme. In più la sorella di Federico ha iniziato ad allenare i più piccoli, entrando anche lei a far parte a tutti gli effetti della grande famiglia del Rugby Como.Federico ha acceso la scintilla, la passione che ha lasciato dietro di sé non la farà spegnere.

Anche dalla sua società sono intenzionati a tenere viva la sua memoria: «Fin dal primo momento in cui abbiamo avuto notizia della scomparsa di Federico siamo stati vicinissimi alla famiglia – confessa Cristiano Longo, dirigente del Rugby Como – Abbiamo cercato e cerchiamo tuttora di essere per loro un supporto, di non farli sentire mai soli e, per quel che possiamo, di coinvolgerli in un contesto sportivo e di amicizia, di squadra, che regali loro un momento anche più leggero e sereno. La FedeCup è un trofeo che porta il nome di Federico e che lo ricorderà per sempre».

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