
Diogene / Como cintura
Martedì 10 Giugno 2025
Il “Circo fragile” che ribalta i pregiudizi
Cernobbio Un laboratorio di teatro integrato, grazie all’impegno de “Il Sorriso” e delle scuole medie

Cernobbio
«Il disabile come lo tocco?».
«Gli sto lontano».
«Cosa gli dico?».
«Mi fa pena».
E poi il teatro arriva e ribalta i pregiudizi. La fragilità accomuna tutti, ci si scopre simili. Chi era visto come solo fragile è colui che accoglie le paure, le insicurezze, la difficoltà dell’altro nello stare dentro a una situazione, nel rispettare le regole del gioco.
È accaduto ancora, questa volta alla scuola secondaria di primo grado “Don Umberto Marmori” di Cernobbio. Il teatro ha costruito relazioni e ha lasciato venire a galla la meraviglia.
Complice è stato un laboratorio di teatro integrato, portato avanti da gennaio a maggio, due ore a settimana per otto incontri, dall’educatrice Marina Girola della Cooperativa Il Sorriso, con gli alunni della IIC. Sedici anni e la sfida di fare i conti con le proprie emozioni attraverso la scoperta dello spazio, del gesto, del proprio corpo, dando ascolto fuori e dentro della diversità.
Un percorso corale
In questo percorso hanno svolto un ruolo chiave i ragazzi del Sorriso, ragazzi dai 30 a oltre i 50 anni, che ormai da tempo portano in giro nelle scuole “Il Circo Fragile”, un progetto in cui il teatro diventa ponte di integrazione e allo stesso tempo di viaggio in se stessi. «Non sapevo come sarebbe andata questa esperienza – racconta Daniela Morosini, insegnante di Lettere alla “Marmori” e coordinatrice di classe – Mi portavo dietro tutti i miei pregiudizi, in particolare pensavo che, vista la vivacità degli alunni, fosse difficile fare entrare loro in relazione con persone che portano con sé una fragilità. Invece sono rimasta stupita, le mie perplessità subito cancellate dall’accoglienza dei ragazzi del Sorriso. È stato bellissimo».
Un percorso corale che si è concluso il 22 maggio con uno spettacolo in cui tutti gli attori erano in scena, mentre tra il pubblico non sono mancati gli occhi lucidi.
«Lo spettacolo “Il CirColo emozionale” non era definito all’inizio come punto d’arrivo – sottolinea Marina Girola – Ha preso forma durante l’anno, mentre esploravamo diverse emozioni: il conflitto che porta alla lotta, l’equilibro che si perde e si ritrova diverso, il cadere affidandosi a qualcuno che ci aiuta a rialzarci, l’importanza delle relazioni che come fili invisibili ci legano a vicenda. Il corpo è stato centrale: lo sguardo, il toccarsi, l’entrare in contatto. Ne è nata una performance fatta di quadri di scena, in cui ognuno ha trovato il suo posto, il timido come il più espansivo, potendo mostrare i suoi talenti e le sue fragilità in una situazione sicura e accogliente».
Diventare altro
Il teatro sociale in Italia, risale al regista Giorgio Strehler e allo storico del teatro Mario Apollonio, fondatori del primo teatro pubblico italiano, il Piccolo di Milano, concependo l’arte e la cultura un mezzo attraverso il quale portare a compimento un impegno civile di inclusione sociale.
«Fare teatro insieme a persone con o senza disabilità significa far vivere, divertire, lavorare insieme, attraverso un laboratorio teatrale integrato, dove l’obiettivo è creare uno spazio in cui le differenze convivano e diventino ricchezza - continua Girola -. Questo è possibile soltanto in teatro, dove ci si spoglia della propria identità, per diventare altro, per trasformarsi insieme e abitare un universo di fantasia. In scena il limite fisico, sociale e psichico o di qualsiasi altra natura, diventa un’occasione creativa, un punto di partenza di un’originalità espressiva e soprattutto un profilo di identità. In questo senso l’integrazione si può trasferire dal palcoscenico alla vita di tutti i giorni».
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