Il mistero delle moschee di legno ai confini tra Georgia e Turchia

Destinazione Sconosciuta Nicoletta e Andrea sono partiti da Lomazzo a inizio 2023. Nel quinto mese di viaggio, i giovani fotoreporter hanno scoperto una regione dimenticata

Nascoste tra le montagne, dissimulate come edifici abbandonati, circondate dal nulla e poi, all’improvviso, richiamati dagli altoparlanti che diffondono la voce del muezzin di venerdì si riempiono di fedeli provenienti dalle comunità islamiche locali: cosa ci fanno delle moschee in Georgia?

È questa la domanda che ha guidato il quinto mese di viaggio dei due giovani fotoreporter, Nicoletta Corbella e Andrea Filigheddu, partiti a inizio 2023 da Lomazzo su una Panda, diretti verso l’Oriente.

Le moschee più antiche d’Europa

Il cristianesimo in Armenia è senza ombra di dubbio la religione più diffusa. Ecco perché sentir parlare di un progetto fotografico che racconta questo Paese tramite le immagini di antiche moschee in legno fa storcere un po’ il naso.

«Si tratta di edifici che risalgono anche al 1800, sono tra le più antichi moschee d’Europa e sono sempre molto nascoste - spiega Andrea che già aveva avuto modo di esplorare questi luoghi in passato - Le moschee posizionate in luoghi più inaccessibili di altri hanno resistito alla distruzione del tempo e degli uomini».

La loro storia racconta di una fetta della Georgia, la regione dell’Adjara, confinante con la Turchia, che fino al XVIII secolo si trovava sotto il controllo dell’impero ottomano. Ma a sorprendere, ascoltando il racconto di Andrea e Nicoletta, è soprattutto l’aspetto di queste insolite moschee: all’esterno gusci anonimi, dai colori neutri, all’interno esplosioni di sfumature e luccichii. «Alcune decorazioni sembrano disegnate da bambini» spiega Nicoletta.

Una memoria da proteggere

«Sono collocate in montagna, spesso ci sono comunità vicine ma comunque sono luoghi poco abitati: qui però abbiamo trovato un’accoglienza inedita rispetto ad altri luoghi più frequentati della Georgia. Ci affascinano queste moschee perché sono frequentate perlopiù da anziani, i giovani di queste comunità ormai si spostano sempre più verso altre zone del Paese e verso il mare».

Sono edifici che, fatta salva l’anonima lamiera di cui sono ricoperti, conservano al proprio interno una memoria che rischia di andare perduta non appena la generazione che ancora li tiene vivi scomparirà.

Una storia da raccontare, di cui Nicoletta e Andrea nel corso del loro lungo viaggio verso il Tajikistan e l’autostrada più alta del mondo, si sono imbattuti.

Saranno loro a prendersi la responsabilità di raccontarla? «Sicuramente proveremo ad accompagnare le fotografie con un po’ di storia, anche se su Internet troviamo solo materiale in georgiano. Però vogliamo lavorarci: ci ha fatto impressione vedere moschee così antiche e così belle prive di qualsiasi manutenzione, in certi casi sembrano persino abbandonate se guardate dall’esterno. Chi le ha fatte? E perché le hanno costruite con questi colori così sgargianti all’interno e così dissimulati all’esterno? È davvero un mistero».

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Il progetto degli americani

Un mistero su cui qualcuno ha già provato a lavorare, da quanto hanno scoperto Nicoletta e Andrea in questo mese trascorso in Georgia: un progetto americano infatti ha provato a rendere conto di questa storia rimasta ignota ai più. «Ma non è facile - spiegano i due fotoreporter - noi ne abbiamo visitate una trentina eppure ognuna di queste aveva la propria storia, alcune al loro interno sembrano non siano mai state toccate dal tempo».

Una delle immagini che più hanno segnato in questo mese l’esperienza di Nicoletta e Andrea nella regione sperduta dell’Adjara è legata proprio alle moschee di legno, timidi baluardi di un tempo perduto: «Qui islam e cristianesimo convivono pacificamente, così come i loro fedeli. Ecco perché spesso fuori dalle moschee abbiamo visto, seduti a chiacchierare, anziani cristiani e musulmani. Al momento della preghiera i musulmani si alzavano e andavano a pregare mentre i loro amici cristiani li aspettavano seduti all’esterno».

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