Mano nella mano, amore fino all’ultimo, tra le barelle e i primi contagiati

La storia Una coppia di anziani e un sentimento che il Covid non è riuscito a intaccare. Una storia che ci porta indietro nel tempo, al 2020, e alle perdite che il virus ha provocato nella nostra comunità

«Si sono amati moltissimo». Franco Gerosa ha trovato gli zii in casa loro, a Oltrona San Mamette. Stesi a terra. Lei caduta. Lui, scricciolo d’uomo, steso accanto alla moglie per tenerle caldo: non era riuscito ad alzarla. Giuseppe è morto il giorno dopo il ricovero. Franca ha resistito meno di due giorni, senza avere più la mano del marito da stringere. La loro foto, la foto di quelle mani strette l’una nell’altra entrambi stesi su una lettiga dell’ospedale, di quelle fedi portate con orgoglio sulle mani rugose, è stata un simbolo. Scattata nel pronto soccorso del Sant’Anna nei primissimi giorni di marzo, ha raccontato meglio di qualsiasi parola il dramma che ci aveva investiti in quel fine inverno di tre anni fa.

Lui si chiamava Giuseppe Mambretti, aveva 85 anni ed è stato dirigente d’azienda in una ditta tessile. Lei Franca Ferloni, aveva 89 anni e lavorava pure lei nel tessile, in un’azienda a Lurate Caccivio. Si erano sposati oltre cinquant’anni fa. Eravamo nelle primissime settimane del Covid. Gianni Clerici, presidente del centro servizi di Medici Insubria, si era preoccupato perché Giuseppe doveva essere sottoposto a tac, ma non rispondeva al telefono.

Allora il nipote è corso a casa, si è armato di mascherina ed è entrato: «Una volta raggiunto il primo piano - aveva raccontato a La Provincia - li ho visti tutti e due accasciati a terra. A quel punto ho chiamato i soccorsi». Franca era caduta, diverse ore prima. Giuseppe aveva tentato di alzarla, ma aveva da giorni la febbre alta e sono mancate le forze pure a lui. Così si è stretto alla moglie per tenerla al caldo. Oltre cinquant’anni di matrimonio, una vita trascorsa assieme e in 48 ore se ne sono andati entrambi. Vittime, non i primi e neppure gli ultimi, del virus maledetto. Appena arrivati in pronto soccorso, Giuseppe ha chiesto subito della moglie. E così i medici, gli infermieri gli operatori sanitari del Sant’Anna hanno deciso che era giusto che i due coniugi stessero l’una all’altro in una sala del pronto soccorso.

Così Maria Delfini, l’operatrice sanitaria che ha scattato la foto: «Un’immagine che nessuno mai si dimenticherà. I due innamorati erano l’uno di fianco all’altra, vicini nelle due lettighe. Sono stati mano nella mano tutta la notte e forse anche tutto il turno precedente. Ad un certo punto, con il mio collega infermiere Michele, passavamo davanti a quella sala e abbiamo visto quelle fedi nuziali vicine, su due mani gentili, parlavamo di quanto erano belli questi innamorati, di chi si è promesso amore eterno su un altare tanti anni fa. Ci siamo detti la stessa cosa, che quell’immagine, proprio quella, doveva essere fermata».

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