
Diogene / Como cintura
Martedì 30 Settembre 2025
Un tetto condiviso. E una nuova vita può ricominciare
Accoglienza Due famiglie e un’abitazione in prestito. La storia di Rosvelina nella “Casa di Emma e Giuliano”

Fino Mornasco
Hanno abbandonato la terra d’origine, la famiglia, gli affetti più cari nella speranza di un futuro lontano da guerra e povertà. Un percorso lungo e molto doloroso, ma nell’arco di due anni si sono perfettamente integrate tanto che oggi hanno un lavoro e una casa.
È la storia di due famiglie, una peruviana e una ucraina, ospiti tra l’ottobre del 2023 e il luglio scorso della “Casa di Emma e Giuliano”: un’abitazione privata lasciata in eredità alle suore missionarie scalabriniane. Le religiose l’hanno data in gestione a don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio, lui ne ha fatto un luogo d’accoglienza per persone in difficoltà dove nessuno è ospite, tutti sono famiglia. Lo sa benissimo e lo ricorda con tanta emozione proprio una delle donne accolte: Rosvelina Dominguez, una giovane e minuta mamma peruviana di 26 anni. Nel 2023 arrivò a Como stringendo tra le braccia la sua piccola di un anno e 11 mesi, che oggi ne ha 4, lasciando nella città di Huànuco, 75mila abitanti a 350 chilometri da Lima, il resto della famiglia: il marito Luis Javier Mallqui, il figlio maggiore che oggi ha 8 anni. «Non avevo alternative – racconta Rosvelina – Mamma era morta, avevo le spese del funerale da pagare, così una zia mi consigliò di venire in Italia e trovare un lavoro». I primi mesi sono stati davvero duri. «Non avevo un posto dove stare, dormivo sul divano di casa di una signora». Rosvelina sognava di trovare un’occupazione, un’abitazione, di ricongiungersi con la famiglia. «Era tutto difficile soprattutto per una mamma sola, straniera, con una bimba piccola – continua – Poi ho incontrato don Giusto e Antonella (una volontaria che aiuta il parroco di Rebbio ndr)». Rosvelina ha bussato più volte alla porta del sacerdote chiedendo aiuto, lui ha risposto che le avrebbe dato una casa e nel frattempo Antonella le garantiva vicinanza e cibo. Nell’ottobre del 2023 don Giusto ha mantenuto la parola data: la “Casa di Emma e Giuliano” era pronta all’accoglienza. «Io e una famiglia ucraina siamo state le prime a entrare – ricorda con un sorriso Rosvelina – Avevo finalmente una casa, potevo ricongiungermi alla mia mia famiglia». Una casa in cui per quasi due anni hanno convissuto ben 14 persone: Rosvelina e i suoi familiari, gli 8 ucraini, le 2 volontarie Alice Picciuca e Dalia Omini di “Nuovi Orizzonti”, associazione impegnata nell’accoglienza, sostegno, orientamento che ha affiancato don Giusto nel progetto.
Ma come funzionava la vita quotidiana? Ogni nucleo familiare aveva il proprio spazio esclusivo, una o più stanze, poi c’erano gli ambienti condivisi in particolare la cucina. Rosvelina ricorda: «La difficoltà principale era la lingua, ma quando l’abbiamo superata, è stato bello vivere tutti insieme, avere tante persone attorno. Ora che ho una casa tutta per me, mi sento persino un po’ sola». Perché Rosvelina ce l’ha fatta. Ora vive con la famiglia in una casa in affitto, il marito è muratore, lei fa le pulizie, i suoi bambini frequentano le scuole di Fino Mornasco. Il sogno è diventato realtà: si sono integrati grazie al progetto di accoglienza di don Giusto, delle suore scalabriniane, di “Nuovi Orizzonti”. Adesso c’è un nuovo obiettivo da raggiungere: costruire un futuro in Italia. «I miei figli l’immagino crescere qui» confessa. Dei giorni nella casa di “Emma e Giuliano” ha solo bellissimi ricordi: «La gentilezza delle volontarie, la bellezza della condivisione, i momenti vissuti insieme». È consapevole di aver ricevuto tanto, per questo è pronta a dare altrettanto. «Vorrei studiare come Oss (Operatrice socio sanitaria) – racconta – Mi piacerebbe aiutare il prossimo».
Nel frattempo la domenica non manca mai di andare a trovare don Giusto e i volontari, ormai diventati amici, che l’avevano aiutata. Una vita nuova è iniziata anche per la famiglia ucraina, scappata dalla propria terra dopo l’invasione russa. Terminata l’esperienza di convivenza, ha acceso un mutuo con cui ha comprato casa e quasi tutti i componenti hanno un lavoro, fatto salvo i più piccoli che studiano.
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