Anche le transizioni digitali puntano verso il confine

Il report La tendenza confermata anche dai dati delle carte di credito. L’associazione dei commercianti: «La franchigia scende fino a 50 franchi»

Anche dall’analisi delle transazioni effettuate con le carte di credito si nota quanto forte sia stata (nella prima parte di questo 2023 che ha segnato la completa ripartenza dell’economia rossocrociata dopo il biennio segnato dal Covid) la pressione della concorrenza degli Stati confinanti nei confronti del commercio svizzero e, alle nostre latitudini, di quello ticinese.

Secondo i dati di dettaglio della “Swiss Retail Federation”, relativi proprio alle transazioni con carte credito, gli acquisti all’estero sono aumentati del 10,2% nel primo semestre dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2022.

Stime

Secondo le stime targate “Swiss Retail Federation” - che, lo ricordiamo, raggruppa 1600 commercianti, forti di quasi 58 mila dipendenti e un fatturato totale di 23 miliardi di franchi - «ogni anno oltre 8,5 miliardi di franchi vengono spesi nei Paesi limitrofi per via del turismo degli acquisti. Questo spostamento verso i commerci esteri è particolarmente vigoroso nei Cantoni di frontiera come il Ticino - ai primi posti della graduatoria federale - e così Ginevra, Neuchatel, Basilea Città, Basilea Campagna, Giura e San Gallo», Cantone quest’ultimo da cui proviene la consigliera federale Karin Keller-Sutter che ha firmato la proposta di dimezzare (da 300 a 150 franchi) la franchigia per l’importazione turistica di merci.

«La situazione preoccupa i rappresentanti del commercio al dettaglio, i quali reputano che il turismo degli acquisti sia favorito dagli incentivi fiscali - si legge nel dettagliato report di “Swiss Retail Federation” - I consumatori che importano merci estere nel limite della franchigia secondo il valore di 300 franchi possono farsi rimborsare l’Iva estera senza però dover pagare l’Iva in Svizzera. L’associazione propone di ridurre la franchigia a 50 franchi, in modo da allineare il livello di tassazione elvetico a quello applicato in Germania».

Dunque già all’inizio dell’estate stando a questa articolata dichiarazione si parlava di tagliare in maniera netta la franchigia legati all’Iva per i beni acquisti all’estero. Nel dettaglio, secondo uno studio dell’Università di San Gallo, l’abbassamento della franchigia a 50 franchi (contro l’attuale proposta pari a 150 franchi) avrebbe comportato una riduzione del 33% degli acquisti all’estero. Una sottolineatura non di poco conto nell’ottica (anche) del dibattito in essere da qualche giorno a questa parte, dopo la proposta della consigliera federale Karin Keller-Sutter.

La “Swiss Retail Federation” aveva poi invitato a sostenere la competitività dei commerci al dettaglio, definita «essenziale per la loro sopravvivenza, in particolare nelle regioni di confine». Da qui la proposta di “riformulare le normative in modo da non svantaggiare gli attori locali rispetto alla concorrenza estera”, ora recepita almeno in parte dall’esecutivo federale.

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