Avanti adagio. Ma avanti. La Svizzera non ha paura dello spettro inflazione

Le previsioni L’analisi del Centro di ricerca del Politecnico di Zurigo. L’aumento dei prezzi su base annuale dovrebbe mantenersi al 2,6%

Avanti adagio. Nonostante le incertezze legate all’onda lunga del conflitto ucraino ed alla possibilità di blackout invernali (anche nelle aziende) legate alla difficoltà per gli approvvigionamenti energetici e di gas, le previsioni per l’economia svizzera restano positive anche nei mesi autunnali. Il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (il Kof), in particolare, ha previsto un aumento del 2,7% del Pil e consumi privati che si manterranno elevati, malgrado un tasso d’inflazione vicino al 3%. «La crescita dell’economia svizzera dovrebbe proseguire quest’anno per poi rallentare nel 2023, attestandosi all’1,6%. Si tratta di una previsione dovuta al rallentamento congiunturale atteso a livello mondiale», ha rimarcato il Kof a questo proposito.

L’inflazione, invece, dovrebbe mantenersi a un livello relativamente debole se paragonato ai Paesi vicini e dovrebbe stabilizzarsi al 2,6% su scala annuale. Una percentuale del tutto sostenibile, soprattutto se - come detto - guardato in un’ottica più ampia. Il Kof ha previsto poi rincari pari all’1,5% per il 2023. «Alimentata principalmente grazie all’energia nucleare e idroelettrica, la Svizzera dipende meno dal gas e dal petrolio rispetto ad altri Paesi europei e riesce così a moderare le sue spese energetiche. Inoltre, il rafforzamento del franco rende le importazioni meno care», questa un’altra previsione del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo, anche se - forse per evitare critiche postume - il Governo federale ha messo in conto di dover risparmiare “un 15% di gas”.

Per quanto concerne l’occupazione (tema sensibile alla luce anche del nuovo record di frontalieri occupati in Ticino - 75.795 - nel secondo trimestre dell’anno), il 2022 si dovrebbe chiudere con un aumento del 2%, con annessa previsione in base alla quale «il tasso di disoccupazione dovrebbe stabilizzarsi a un livello basso già nel terzo trimestre», vale a dire alla fine di settembre. L’altra importante sottolineatura del Kof riguarda direttamente in fatto - con l’autunno ormai alle porte - permangono alcune incertezze che lasciano presagire scenari più allarmanti.

«Da un lato, incombe un’eventuale ripresa dei contagi o la comparsa di una nuova variante che potrebbe portare a nuove restrizioni sanitarie, che comporterebbero un nuovo freno per la crescita - si legge nel report -. Dall’altro lato, l’Europa potrebbe far fronte a una crisi del debito, mentre un incremento dei rendimenti delle obbligazioni potrebbe nuocere gravemente alle economie dell’Europa meridionale e tradursi in una recessione generalizzata nella zona euro», con inevitabili ripercussioni anche sull’economia federale.

Base di partenza

La base di partenza di questo dettagliato ragionamento in prospettiva autunnale è comune solida, considerato che a fine giugno (ultima rilevazione disponibile) in Svizzera c’erano c’erano 5 milioni 116 mila persone occupate, l’1,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. L’aumento del numero di persone occupate è stato dell’1,5% per gli uomini e dell’1,7% per le donne. Tra il primo e il secondo trimestre del 2022, il numero di persone occupate ha registrato una progressione dello 0,2%. Di particolare rilievo, nelle dinamiche transfrontaliere, è il fatto che tra il secondo trimestre del 2021 e lo stesso trimestre del 2022, il numero delle persone occupate di nazionalità svizzera è cresciuto dello 0,1%, quello delle persone occupate di nazionalità straniera del 4,8%.

«Tra le persone occupate straniere, l’aumento più marcato è stato segnato da quelle titolari di un permesso di dimora di breve durata (permesso “L”, in Svizzera da meno di 12 mesi, +12,6%), seguito dall’aumento del numero di frontalieri (permesso “G”, +6%), da quello delle persone titolari di un permesso di dimora (permesso “B” o “L,” in Svizzera da dodici mesi o più, +5,6%) e da quello delle persone titolari di un permesso di domicilio (permesso “C”, +2,7%)”, ha rimarcato l’Ufficio federale della Statistica. Da segnalare infine che in Svizzera le persone che risultavano disoccupate ai sensi dell’indice internazionale Ilo erano 201 mila, ovvero 45 mila in meno rispetto a un anno prima. Altro segnale questo della tenuta dell’economia della vicina Confederazione.

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