C’era una volta il professore... ora uno dei lavori più belli è diventato pericoloso

I dati Varcare la porta dell’aula scolastica diventa quasi una battaglia. Ecco i dati messi insieme dall’associazione “Mantello degli insegnanti Lch”

Varcare la porta dell’aula scolastica per compiere un lavoro che per molti è uno dei più belli, insegnare, a volte diventa complicato e addirittura “pericoloso”. A dirlo sono i dati di un’indagine che è stata presentata a Zurigo nello scorso mese di gennaio dall’associazione “Mantello degli insegnanti svizzeri LCH”.

Secondo l’analisi due insegnanti su tre hanno subito violenza nell’esercizio della loro funzione didattica ricevendo violenze verbali con linguaggio offensivo da parte dei genitori per il 36% dei casi e minacce dagli alunni per il 34%.

L’analisi

Il “Mantello” – che è una delle più grandi associazioni di lavoratori in Svizzera e riunisce le associazioni cantonali degli insegnanti, le associazioni nazionali e professionali e 55mila insegnanti che lavorano in tutti gli ordini di istruzione scolastica - chiede una maggiore protezione contro la violenza al punto da spingere la presidente LCH Dagmar Rösler a dire: «Non siamo ai livelli americani, ma non è il caso di banalizzare».

Il dato che vede vittime di violenza due insegnanti su tre si rivolge agli ultimi cinque anni. Protagonisti dell’indagine sono stati 6.700 insegnanti di tutte le categorie dell’istruzione nella Svizzera tedesca. Due terzi dei docenti che hanno accettato di rispondere hanno detto che sono stati vittime di molestie, insulti o anche violenze fisiche.

Volendo entrare nel dettaglio, risulta che nella maggior parte dei casi, le violenze sono esercitate dai genitori (36%). Tuttavia il 34% delle aggressioni arrivano direttamente dai ragazzi.

Nel restante 15% dei casi i responsabili sono invece altri insegnanti e nell’11% la vessazione ha matrice di vertice, cioè sarebbe esercitata dalla direzione della scuola.

I conflitti

In questa situazione i docenti troppo spesso avrebbero poi un sostegno solo morale, tanto che il “Mantello LCH” chiede che venga aperto un servizio che possa concretamente fare da mediatore tra chi subisce e chi attacca e che vengano individuate figure di riferimento in tutta la Svizzera in grado di aiutare gli insegnanti a gestire i conflitti con studenti, famiglie, colleghi, direzione e anche che gli stessi docenti vengano formati sul come affrontare atteggiamenti violenti, bullismo e cyberbullismo.

Ad aver eseguito l’indagine è stata Martina Bräger che con il suo lavoro ha inoltre evidenziato anche preoccupanti fenomeni di mobbing e di molestie interne alla scuola e ha portato alla luce come i docenti che vittime di violenza subita dalle varie parti spesso per paura o vergogna mascherano o nascondono l’evento: circa il 43% degli insegnanti ha confermato di essersi sentito/a solo/a dopo il fenomeno violento contro il 75% che ha valutato sufficiente il sostegno della direzione scolastica.

Fortunatamente, le violenze che hanno richiesto interventi medici rappresentano una minima parte, ma la ricercatrice ha spiegato durante la presentazione dello studio che però: «questo non significa che si possano minimizzare, spesso chi è stato aggredito fisicamente si prende un periodo d’aspettativa o si fa trasferire. In alcuni casi c’è chi ha pensato di lasciare la professione».

Sulle motivazioni che fanno scattare le aggressioni, da parte dei genitori, secondo lo studio, c’è il ritenere che gli insegnanti siano ingiusti verso i figli. Un classico che va oltre le frontiere nazionali.

Un docente ogni quattro, per finire, ha invece confermato all’associazione “Mantello” di subire molestie o mobbing dai colleghi.

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