Il turismo in Svizzera cresce? Pernottamenti a 38 milioni, ma ancora non bastano per ritornare al passato

Il report L’andamento del 2022 secondo l’Ufficio federale di Statistica. Numeri in calo, anche se più solidi rispetto al passato. Stranieri a 17 milioni

Il turismo cresce in Svizzera nel 2022, pur avendo difficoltà a recuperare i livelli nel 2019, quindi pre pandemia. Il Ticino però manda segnali diversi rispetto ad altre regioni. I pernottamenti calano infatti un poco, ma sono più solidi rispetto agli anni prima del virus. È quanto ricostruisce l’Ufficio federale di statistica.

La mappa

Nel 2022 il settore alberghiero svizzero ha registrato 38,2 milioni di pernottamenti, il che significa +29,4% (+8,7 milioni) rispetto al 2021. Guardando al periodo prepandemico, le conseguenze sono diverse: c’è un risultato superiore a quello del 2017, ma si resta leggermente al di sotto del 2018 (–1,5%) e del 2019 (–3,3%). I pernottamenti indigeni, con 21,1 milioni di unità, arrivano a un nuovo livello storico: +0,5% rispetto al 2021.

Diverso il discorso delle presenze straniere: con 17,2 milioni di pernottamenti, sono raddoppiate (+99,8%; +8,6 milioni), restano in ogni caso indietro rispetto al periodo precedente la crisi sanitaria. il miglioramento rispetto al 2021 caratterizza praticamente tutti i mesi dello scorso anno, con punte diverse; ad esempio in agosto si sale dell’8,1%, ma a gennaio del 73,2%. I primi 7 mesi sono sempre inferiori se si considerano le prestazioni del 2019, ma gli ultimi sono addirittura da record riferendosi agli ultimi trent’anni.

Con 22,5 milioni di pernottamenti, la stagione estiva 2022 è considerata ottima e resta solo leggermente sotto quella del 2019.

Differenti sono tra i comportamenti dei turisti e in particolare la provenienza. La tendenza ad apprezzare il proprio territorio - quindi la domanda indigena - si era già alzata nel 2021 e si conferma l’anno successivo, da una parte ha superato quella che viene considerata la soglia simbolica dei 21 milioni di pernottamenti - per la precisione 21,1- ma si tratta di un incremento davvero lieve, 102.000 persone e +0,5% punto anche qui l’attitudine muta nel corso dell’anno.

Il periodo

Nei primi tre mesi i pernottamenti crescono nettamente, a gennaio addirittura del 42,9%. Quindi calano con la sola eccezione di giugno che riscontra +5,9%. La diminuzione si fa notare a doppia cifra in agosto: -13,3%. Il finale dell’anno invece fa risalire la domanda interna del 7,5% a novembre e del 2,9 a dicembre.

Per quanto riguarda l’estero, con 17,2 milioni di pernottamenti si registra un raddoppio, che consiste in 8,6 milioni in più e più 99,8%. È il primo semestre quello che fa la differenza e a volte l’aumento si rafforza anche fino al 200%: prima della pandemia però le cose andavano meglio, quindi il miglioramento è solo sul 2021.

È sempre la clientela europea quella che traina in questo periodo di post Covid, con 4,2 milioni di pernottamenti in più e il 61,6% in più. Rispetto al 2019 cala del 9,5%: questa è l’altra faccia della medaglia. Sul podio Regno Unito e Germania.

E gli americani? Qualcosa si muove, dicono gli esperti, e non da poco perché sono cresciuti di 2,2 milioni e del 260,7%. L’Asia d’altro canto aumenta del 232,8%. In termini assoluti sono i Paesi del Golfo a mandare il segnale migliore, poi l’India. Certo è che i cinesi- i principali protagonisti asiatici del turismo in Svizzera -sono comunque in numero inferiore rispetto al 2019: scesi del 91,4%. Il loro ritorno non si è dunque ancora verificato.

Non per tutti

Parliamo di media svizzera appunto ma questo discorso non vale per tutte le regioni. Gli aumenti dei pernottamenti rispetto al 2021 non si sono verificati qui – quasi -13% -, ma piuttosto a Ginevra e a Zurigo, zone e città particolarmente apprezzate dai turisti lo scorso anno.

Dai vicini di casa la notizia buona comunque è che i pernottamenti sono stati superiori al 2019 del 10,6%: è la prestazione più alta delle regioni turistiche elvetiche. La domanda estera, invece cresce dappertutto, è quindi quella indigena a incidere negativamente sui numeri che può produrre il Ticino.

Un’altra analisi è interessante e mostra la differenza dei fenomeni in corso all’interno della Confederazione.

Nel corso del 2022 il tasso netto di occupazione delle camere - numero di camere occupate diviso per la capacità totale netta delle camere - si è attestato al 51,6%, +10,2% rispetto al 2021. Rimane tuttavia inferiore a quello del 2019 (55,2%). Anche qui eccezione il Ticino (53,9%; –5,6 punti rispetto al 2021), dove però rimane superiore rispetto al 2019.

Una situazione da monitorare dunque nel Cantone dove il 2023 si è aperto con segnali contrastanti, luci e ombre guardando ai periodi pre e post pandemico. Anche per questo diventa molto importante l’appuntamento con i primi ponti primaverili-

© RIPRODUZIONE RISERVATA