In Svizzera torna l’amore per il cinema: più di 351mila ingressi nel 2022. Quali film hanno avuto più successo?

Inchiesta Un amore sbocciato tardi, quello tra gli elvetici e il grande schermo.Tuttavia si è sempre data grande attenzione alla produzione nazionale

Un finale vibrante per il cinema svizzero nel 2022, in parte per la frequentazione del sale ma soprattutto per le opere che sono state proiettate.

Il 21 dicembre nei cinema svizzeri sono stati conteggiati 351.711 ingressi. Nella stessa settimana tre anni prima erano stati 455.897. Se la differenza è ancora piuttosto netta comunque i segnali positivi ci sono. Infatti nell’ultima settimana del 2021 erano entrati nelle sale 314.799 svizzeri. Nel 2020 in quel periodo non c’era la possibilità al cinema, ma il 25 novembre erano 27.560 mentre il 23 novembre 2022 erano 149.896.

Le pellicole

Veniamo ai film. Sempre sul finale 2022 troviamo 273 pellicole, mentre nel Natale di tre anni prima erano 205. Si avverte dunque un certo fermento rispetto all’epoca pre Covid ed anche questo è sicuramente un segnale importante.

In Ticino, il 2021 si era chiuso con 119.510 ingressi: anche un quarto rispetto ai vecchi fasti. I film svizzeri, pure in crescita sono comunque meno visti rispetto ai film americani e anche quelli europei danno filo da torcere.

In ambito internazionale, il cinema svizzero è stato tardivo. Fino al 1930, qui non esisteva un’industria cinematografica: incideva la suddivisione in tre grandi regioni linguistiche. Così la Svizzera francofona, italiana e tedesca hanno preferito come riferimento i Paesi limitrofi piuttosto che le une alle altre.

Nel 1937 si decise di seguire una politica culturale ufficiale al servizio della coesione nazionale, ribattezzata con Difesa spirituale.

È il clou tra il 1938 e il 1943, con grandi sovvenzioni alla cultura. Leopold Lindtberg diresse un’opera chiave della storia del cinema svizzero: Die letzte Chance (L’ultima speranza, 1945). Con la fuga avventurosa di un gruppo multinazionale di profughi dall’Italia in Svizzera, di attirare l’attenzione del pubblico negli Stati Uniti.

Poi la ricetta di successo della Praesens-Filme e si arriva a Luigi Comencini, Heidi (1952). Un boom: solo in Germania, il film fu visto da oltre un milione di spettatori. Occorre il bis con Heidi e Peter, il primo film svizzero a colori di Franz Schnyder,.

Quindi spazio ai giovani. Ecco Il 25enne Jean-Luc Godard con Opération Breton, poi cineasti nella Svizzera tedesca. .

La difesa

Se oggi è importante il futuro delle sale, che hanno risentito così pesantemente dall’emergenza sanitaria nella confederazione elvetica, massima attenzione è data sempre alla produzione delle opere cinematografiche.

L’Ufficio federale della cultura sostiene la creazione cinematografica e l’accesso alla cultura cinematografica, contribuendo inoltre a garantire la pluralità dell’offerta. Anche se parliamo di un’arte fondamentale, essendo la Svizzera un paese plurilingue Paese plurilingue e multiculturale, il mercato del cinema è frammentato.

Ciò limita l’industria e paesi come Francia o Germania sono sicuramente molto più avanzati. Gli aiuti finanziari della Confederazione alla produzione e alla distribuzione di film mirano a valorizzare e difendere la qualità e la diversità dell’offerta cinematografica in tutte le regioni del Paese. Gli aiuti federali sono diversi, come i sussidi ai festival cinematografici svizzeri, che garantiscono l’accesso alla cultura cinematografica nazionale e internazionale anche al di fuori delle sale cinematografiche.


Negli anni ‘90 l’Unione europea ha lanciato MEDIA, programma di sostegno cinematografico, per offrire al cinema europeo che soffre dell’handicap dei mercati nazionali segregati migliori opportunità nei confronti della concorrenza delle grandi produzioni hollywoodiane. La confederazione ha partecipato a pieno titolo al programma MEDIA dal 2006 al 2013, ottenendo considerevoli vantaggi per i film svizzeri più conosciuti all’estero. Fondamentale la distribuzione come il sostegno a diversi festival svizzeri. La collaborazione non è proseguita. «Per compensare la mancanza di sostegno da parte del programma MEDIA, la Svizzera ha nel frattempo adottato misure di compensazione per garantire sia il proseguimento dei progetti in corso sia l’eventuale partecipazione della Svizzera al programma MEDIA – si spiega a questo proposito - Una reintegrazione il prima possibile rimane la priorità, data l’impossibilità di compensare aspetti importanti come l’accesso alle reti internazionali reso possibile da questa cooperazione».

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