Investire sulle rinnovabili fa bene all’ambiente ma anche all’occupazione. La situazione della Svizzera

I conti Gli sforzi in atto per arrivare a soluzioni considerate sostenibili consentiranno di creare nuove professioni. Anche se qualcuno ci perderà

Investire sull’energia rinnovabile non fa bene solo all’ambiente, bensì anche all’occupazione: non si può parlare di una rivoluzione di questo senso, di piccoli segnali però sì.

Un’analisi che si sta portando avanti a livello confederale con un doppio sguardo: da un lato gli sforzi per la sostenibilità condurranno a nuovi lavori, dall’altra ci sono settori che inevitabilmente vedranno un calo di occupazione.

Il segnale

Il mese scorso il Consiglio federale ha approvato un rapporto in adempimento di un postulato della consigliera nazionale Nadine Masshardt. Qui si mette a fuoco l’impatto della promozione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sull’occupazione: si prevedono effetti positivi sull’occupazione nel settore edilizio e dell’energia, ma le conseguenze globali sono piuttosto contenute.

Il rapporto si lega a studi effettuati in passato dall’Ufficio federale dell’energia, in particolare allo studio sugli effetti economici delle Prospettive energetiche 2050+ pubblicato nell’ottobre 2022. Nel nuovo round ecco le ripercussioni del riassetto del sistema energetico sui settori dell’energia e della mobilità privata.

C’è un fermento non facile da catturare in termini numerici. Tuttavia, nel percorso di una politica energetica e climatica impegnata verso il traguardo emissioni zero, l’economia elvetica dà testimonianza di poter crescere. Se si guarda ai comparti, spiccano edilizia ed energia che «beneficiano dei maggiori investimenti nell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili».

Laddove questi sforzi sono più difficili da perseguire, «dunque nei settori economici ad alta intensità di emissioni di gas serra e di energia, invece, l’occupazione risulta inferiore allo scenario comparativo “Proseguimento della politica attuale”, con il quale, tuttavia, non è possibile raggiungere l’obiettivo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050».

Le cifre

Qui si possono individuare delle cifre. Prendiamo il settore dell’energia: si calcola un fabbisogno supplementare di manodopera pari a circa 16.500 equivalenti a tempo pieno (i cosiddetti Etp) nel 2035 e a circa 15.500 nel 2050. Nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, nel 2035 il fabbisogno di manodopera aumenta di quasi 22.000 Etp e nel 2050 di circa 24.000 Etp rispetto allo scenario comparativo. Il segmento che risulta maggiormente propenso ad attivare una richiesta di manodopera è quello del fotovoltaico. «Anche la maggiore diffusione delle pompe di calore e delle reti di calore si ripercuote in modo positivo sull’occupazione – precisano i ricercatori - A causa dell’eliminazione degli impianti a combustione fossile, che richiedono maggiore manutenzione e, di conseguenza, occupano più manodopera, l’effetto positivo sull’occupazione nel settore del calore risulta inferiore a quello rilevato nel settore dell’energia elettrica».

Né si possono trascurare negli investimenti nel settore dell’efficienza energetica degli edifici (riscaldamento, ventilazione e climatizzazione) «e, entro il 2050, nel Carbon Capture and Storage (Ccs; Cattura e stoccaggio del CO2) come pure le tecnologie a emissioni negative (Net) faranno aumentare il fabbisogno di manodopera».

Chi non ride

Non per tutti, in ogni caso, ci sarà da sorridere. La mobilità privata e le energie fossili, incasseranno inevitabilmente effetti negativi sull’occupazione, anche se non in maniera massiccia.

Sono tre gli scenari identificati nelle prospettive prima citati, tutti con economia e ambiente intrecciati. Quello principale KLIMA MIX 1 prevede che fino al 2050 i prezzi nel sistema europeo per lo scambio di quote di emissioni (Ets) aumentano a circa 430 franchi e la tassa sul CO2 per i combustibili fossili a 500 franchi a tonnellata (2022, 120 fr./t).

Il KLIMA MIX 2 indica una misura supplementare una tassa sul CO2 per i carburanti fossili al posto di un ulteriore inasprimento delle prescrizioni per le emissioni. Con il KLIMA MIX 3 l’attuale tassa sul CO2 per i combustibili rimane moderata, ma vengono introdotte prescrizioni più elevate per le emissioni e l’efficienza.

Intanto l’orologio del pianeta, e anche della Confederazione, ci ricorda che non c’è tempo da perdere.

Gli indicatori ambientali, energetici e climatici dell’Ust rammentano alcuni ammonimenti. Nel 2021 l’agricoltura biologica rappresentava solo il 17,4% della superficie agricola utile. Nel 2020 la spesa energetica delle economie domestiche ammontava in media a 203 franchi al mese. Ma attenzione: dal 1960 i ghiacciai svizzeri hanno perso più della metà del loro volume.

© RIPRODUZIONE RISERVATA