Nell’ultimo anno quasi 50mila soggiorni irregolari in Svizzera: cresce la pressione alle frontiere meridionali

L’intervista Il capo dell’Ufficio federale, Luca Cometti, spiega i criteri utilizzati dalla Svizzera per frenare gli ingressi non autorizzati

«È stato un 2023 intenso per la dogana sud». E’ quanto ha confermato a “Frontiera” il Capo Operazioni Dogana Sud dell’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini - Luca Cometti - a margine della presentazione della mostra sulla migrazione visitabile dal giorno di Pasqua al Museo delle Dogane svizzero di Gandria, affacciato sulla sponda ticinese del Ceresio.

Quasi 50 mila soggiorni irregolari registrati nel 2023. Quanto è importante in queste dinamiche la frontiera “sud”, che inevitabilmente chiama in causa anche il territorio comasco?

L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (noto con l’abbreviativo di Udsc) è un’autorità di costatazione nel settore della migrazione irregolare. L’analisi della situazione migratoria generale in Svizzera è principalmente di competenza della Segreteria di Stato per la migrazione (la Sem). Detto ciò, consultando le cifre mensili pubblicate sul nostro sito, è evidente che al momento è principalmente presso la Dogana Sud e quindi alla frontiera meridionale che gli attraversamenti irregolari si verificano principalmente.

Non tutti i richiedenti asilo giungono da zone di guerra o interessate da conflitti interni. Quali sono le iniziative per arginare gli ingressi illegali in Svizzera?

L’Udsc non mette in atto iniziative, ma effettua controlli basati sul rischio e sulla situazione ed è presente ai valichi di confine e nelle zone di confine nell’ambito del suo mandato legale. I controlli non sono sistematici, bensì eseguiti a campione e vengono continuamente adattati all’evoluzione dei rischi. Questo vale anche per il settore della migrazione irregolare. I migranti che entrano in Svizzera o che vogliono semplicemente attraversare la Svizzera (transito) e che non soddisfano i requisiti d’ingresso ai sensi dell’articolo 5 della Legge sugli stranieri vengono riammessi in Italia dai collaboratori dell’Udsc in conformità con l’accordo di riammissione in vigore dal 2000. Le persone che non vengono riammesse saranno allontanate dall’Ufficio della Dogana e della Sicurezza dei Confini con un provvedimento. Le persone che richiedono asilo o protezione ai sensi dell’articolo 18 della Legge sull’asilo vengono consegnate alla Segreteria di Stato per la migrazione (la Sem) in conformità con le direttive applicabili.

Gran parte di questi soggiorni illegali hanno avuto sullo sfondo la già citata frontiera “sud”. Ci sono dei numeri a riguardo?

L’ordine di grandezza si aggira attorno agli 800-1000 fermi al mese. Un dato che per la nostra regione può essere considerato normale. Con il tempo, alla rotta mediterranea - cioè ai migranti che raggiungono la Svizzera dai Paesi africani - si è sommata anche quella asiatica, contrassegnata in particolare dalla presenza di migranti afghani, che soprattutto nel mese di settembre ha registrato numeri decisamente importanti.

Esiste una stretta collaborazione con le omologhe autorità italiane e in cosa consiste questa collaborazione?

L’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini e la Polizia di Stato italiana hanno creato delle pattuglie miste. Il servizio è volto alla lotta della migrazione irregolare e si basa sull’accordo sulla cooperazione di Polizia e Doganale tra il Consiglio Federale Svizzero e il Governo della Repubblica Italiana, entrato in vigore il 1° novembre 2016. L’Udsc opera in base a diverse sinergie e in base a scambi regolari con autorità partner nazionali ed internazionali. Nell’ambito specifico della cooperazione per la lotta alla migrazione illegale e in generale per la criminalità nell’area transfrontaliera, l’Udsc e i settori della Polizia di Frontiera italiana hanno creato nel 2019 delle pattuglie miste che effettuano servizi congiunti nell’ambito delle rispettive competenze. Oltre alle pattuglie miste, l’accordo offre altre opportunità di cooperazione, come gli scambi attraverso i Centri di cooperazione di polizia e doganale “Ccpd (Centri che hanno sede operativa a Chiasso e Ginevra-Cointrin, ndr).

Si era parlato dei nuovi droni di fabbricazione israeliana per garantire un maggiore controllo delle zone di frontiera, a cominciare da quelle al confine con l’Italia. Quanto è importante poter monitorare la situazione “dall’alto”?

L’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini non dispone da tempo di droni dell’Esercito svizzero. Questa circostanza non ha un impatto negativo sull’attuale lavoro dell’Udsc in relazione alla migrazione irregolare a sud. Nel contesto degli attuali movimenti migratori, la maggior parte dei migranti in arrivo raggiunge il confine svizzero attraverso le consuete vie di comunicazione e con i consueti mezzi di trasporto (per lo più in treno). Per l’Udsc, l’uso dei droni non apporterebbe quindi attualmente alcun valore aggiunto al suo lavoro sul campo.

Chiasso sta vivendo mesi difficili per quanto concerne la convivenza tra richiedenti asilo e residenti. Lo certificano anche le due visite istituzionali in pochi mesi di altrettanti consiglieri federali. In questo contesto, sono stati rafforzati i controlli da parte dell’Udsc?

Come detto, i controlli effettuati dall’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini avvengono sulla base dell’analisi del rischio e possono essere sempre adattati alla situazione. L’Udsc è in stretto contatto con le autorità coinvolte a livello federale, cantonale e locale. Per motivi tattici e strategici non possiamo fornire ulteriori dettagli in merito. Rimandiamo alla Segreteria di Stato della Migrazione per quanto riguarda la sistemazione e l’assistenza dei richiedenti asilo nella vita quotidiana.

Quanto è importante monitorare le dogane “minori”, come richiesto più volte da una parte della politica ticinese attraverso mozioni depositate a Berna?

I controlli dell’Udsc vengono effettuati in maniera dinamica e mobile. Pur mantenendo il presidio statico di alcuni valichi principali, il controllo del territorio avviene anche attraverso pattugliamenti mobili delle retrovie.

In che contesto si inserisce la mostra sulla migrazione ospitata presso il Museo delle Dogane di Gandria?

L’esposizione fotografica “Migrazione – Una mostra fotografica di Darrin Zammit Lupi” offre uno sguardo unico sui lunghi viaggi dei migranti. L’esposizione si inserisce nel trentesimo anno di attività della sede di Berna dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (l’Oim), principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio.

La Segreteria di Stato della Migrazione ha previsto circa 28 mila richieste d’asilo per il 2024. La pressione sui confini svizzeri resterà dunque alta anche nei mesi a venire?

I controlli dell’Ufficio federale della Dogana e della Sicurezza dei Confini vengono adattati continuamente alla situazione. Previsioni di massima a questo livello sono premature.

La Svizzera si conferma dunque prezioso asse di collegamento tra il sud ed il nord delle Alpi. Qual è il mezzo di trasporto più utilizzato per raggiungere Germania e il nord Europa?

”L’ho accennato poc’anzi. Per quanto concerne i migranti controllati in Ticino, la maggior parte viaggia in treno.

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