Il grande rischio dell’overtourism: ci si può salvare delocalizzando

Strategie Distribuire i flussi in arrivo sul territorio è possibile attraverso una serie di strumenti operativi: «Alla base è necessaria una scelta del sistema locale»

In Italia il 70% dei flussi culturali insiste nell’ 1% del territorio (Data Appeal). Con un impatto sulla comunità e sull’ambiente noto, soprattutto a Bellagio e a Como. Altrettanto noto, d’altra parte, è l’aspetto positivo dell’economia turistica: la spesa media giornaliera di un ospite in Italia è tra i 120 e i 140 euro.

Il percorso

La ricerca di un equilibrio sembra un esercizio di retorica, invece è possibile sviluppare in modo integrato la sostenibilità sociale, ambientale ed economica. «Gli strumenti operativi ci sono: definizione della capacità di carico, politiche di accesso, modelli incentivanti, programmazione puntuale dell’offerta, sistemi di prezzo, tecnologie adeguate e così via» osserva Marco L. Girolami che da oltre vent’anni si occupa di sviluppo integrato turismo-cultura-ambiente. Esperto in marketing turistico e destination management è socio di Starting4-Tourism Impact Marketing. Ha all’attivo oltre 60 progetti di valorizzazione territoriale ed è docente nell’ambito di Master e corsi di formazione nel settore turistico e culturale, tra gli altri allo Iath Cernobbio.

«Ma alla base ci deve essere una scelta consapevole, condivisa e coerente del sistema locale: essere una destinazione turistica, sostenibile e aperta all’innovazione - continua - da questa decisione si sviluppa un travel design, se il caso di area vasta, che possa collegare al meglio le domande con risorse, prodotti, servizi ed esperienze, coerenti e compatibili con le caratteristiche socioculturali e paesaggistiche del territorio. Anche con i limiti e le fragilità».

Per la gestione dei flussi turistici, per ritrovare un equilibrio tra territorio, comunità ed economia del turismo serve un processo di innovazione che segua quelli che sono i trend già emersi dalla domande di mercato sul Lario: sport, accrescimento personale, benessere olistico, scoperta, relazione, anche attraverso eventi, attività e laboratori che rendano il viaggiatore protagonista attivo.

«È necessario che si lavori su tre dimensioni: spazio, tempo, senso – aggiunge Marco Girolami – ed è quest’ultimo l’aspetto decisivo. Costruire esperienze nuove nella dimensione del significato della vacanza, della motivazione profonda per l’ospite. Da ciò si predispone un sistema di offerta dilatato nello spazio valorizzando tutto il territorio e nel tempo aumentando stagioni e periodi utili».

Da sempre la destagionalizzazione e la scoperta delle località meno note è ritenuta la via da perseguire: può contribuire a gestire picchi e concentrazioni e sviluppare anche flussi nuovi e particolari. «Ma buona parte della domanda è mossa da un mix ben più basico e generico – avverte Girolami – composto da natura, cultura spesso fruita in modo passivo, ed enogastronomia tipica. È evidente che operare su raffinate offerte incrementali può non essere sufficiente. Servirà allora in alcuni casi sviluppare una politica di gestione dei flussi basata su leve soft di marketing e strumenti hard di gestione territoriale. Nell’approccio di marketing si possono utilizzare qualità, prezzi dinamici, contenuti esclusivi, meccanismi premianti, scarsità e così via. Il punto è come rendere talmente speciale l’esperienza, o talmente costosa, per indurre i flussi a determinati comportamenti. Negli strumenti hard di gestione dei flussi si parla invece di prenotazione obbligatoria, contingentamento accessi, bigliettazione e così via. Modelli più cogenti ma sempre operati per la bontà e la sostenibilità dell’offerta».

Creare valore

Si tratta quindi di prendere decisioni anche difficili. «Alla base è fondamentale una capacità di programmazione sistemica, con una scelta di fondo: essere una destinazione sostenibile capace di creare valore per tutto il territorio e per la comunità – conclude - il turismo è già importante motore economico e occupazionale. Può avere un ruolo ancora maggiore nella creazione di valore condiviso, di innovazione sociale e di valorizzazione diffusa».

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