L’AI rivoluziona il lavoro. Nuove modalità operative per il 30% delle attività

Lo scenario Il professor Manuel Roveri analizza l’impatto della tecnologia. «Non perderemo posti di lavoro, parte delle mansioni le farà la macchina»

«Immaginare nuove tecnologie dotate di intelligenza»: è questa, in sintesi, la traiettoria del lavoro di ricerca che il professor Manuel Roveri, ordinario al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, porta avanti tra le sedi di Milano e Lecco. Insieme al professor Cesare Alippi coordina l’Ai-Tech Research Lab, un laboratorio dedicato allo sviluppo di sistemi intelligenti e di edge computing. Responsabile operativo della struttura è l’ingegner Viscardi. L’obiettivo è chiaro: anticipare i bisogni della società pro-gettando dispositivi semplici, trasportabili, alimentati a batteria e dotati di intelligenza artificiale.

Nuove tecnologie

«Ci occupiamo di progettare algoritmi che possano essere eseguiti su dispositivi a bassa potenza, economici, capaci di operare in autonomia in ambienti diversi. Tecnologie pensate per essere pervasivamente distribuite, sia nella vita privata che in contesti professionali» spiega Roveri. Un esempio concreto arriva da una collaborazione attiva con un’azienda italiana specializzata in radar ultra wideband. «Questi radar ci permettono di raccogliere informazioni utili senza invadere la privacy delle persone. Non servono telecamere né audio: lavoriamo di-rettamente nello spazio dei da-ti radar». Da questa linea di ricerca è nato un sistema in grado di rilevare la presenza di persone a bordo di un veicolo. «Pensiamo a un bambino dimenticato in auto o a un ani-male: il nostro dispositivo può riconoscere questa presenza e attivare allarmi. Allo stesso modo, gli stessi radar possono essere usati in casa per monitorare persone fragili o anziane, rilevando cadute o anomalie nei movimenti, senza ricorrere a sistemi invasivi».

Test

Questa tecnologia è già stata installata in alcune Rsa, in particolare per l’assistenza a pazienti affetti da alzheimer, con l’obiettivo di supportare il per-sonale sanitario nel monito-raggio continuo e discreto. Un altro filone riguarda invece l’evoluzione degli smart glasses, grazie a una collaborazione tra Politecnico di Milano ed Essilor Luxottica. «Stiamo progettando una nuova generazione di occhiali intelligenti in grado di monitorare parametri biometrici e fornire servizi digitali personalizzati. L’idea è rendere questi oggetti parte integrante della vita quotidiana, migliorando la qualità della vita attraverso la tecnologia indossabile».

Equilibrio

A fianco dell’attività di ricerca, c’è un impegno costante anche sul fronte formativo. Roveri è convinto che la didattica debba trovare un equilibrio tra solidità teorica e apertura all’innovazione. «Credo molto nella formazione basata su contenuti forti, fondati sulle conoscenze consolidate. Ma le nuove tecnologie possono migliorare l’interazione con la materia, a patto che si sappia cosa fanno e perché lo fanno. Le tecnologie generative, ad esempio, possono sbagliare. Per questo è fondamentale che gli studenti abbiano le basi per valutare l’affidabilità di quanto ricevono. L’intelligenza artificiale non sostituisce lo studio, lo arricchisce». Oltre la formazione accademica, il tema più dibattuto, però, rimane l’impatto dell’Ai sul mondo del lavoro. Qui Roveri invita a leggere i numeri con attenzione. «All’interno dell’Osservatorio del Politecnico sull’intelligenza artificiale, che coordino dal punto di vista scientifico, abbiamo stimato che circa il 30% delle attività lavorative potrà essere automatizzato. - spiega l’esperto ponendo l’accento su una distinzione molto delicata - Non si tratta del 30% dei posti di lavoro. Piuttosto questo dato ha significato su alcune delle azioni che compiamo ogni giorno e che saranno svolte da sistemi intelligenti, liberando tempo e risorse per attività a più alto valore aggiunto».

Sfide future

Una trasformazione che pone sfide, certo, ma anche grandi opportunità. «La tecnologia andrà usata, volenti o nolenti. La chiave sarà formare persone capaci di interfacciarsi con questi strumenti in modo critico e consapevole. Noi lavoriamo molto con le aziende e nei progetti di ricerca spesso prevediamo anche attività formative. Chi utilizza uno strumento basato su IA deve sapere cosa fa, con che limiti e con quali responsabilità. Come accade già per gli strumenti informatici, anche l’IA va capita prima di essere adottata». L’intelligenza artificiale, in-somma, non è magia. È progettazione, consapevolezza, competenza. Il laboratorio lecchese del Politecnico di Milano è un esempio di come si possano sviluppare soluzioni concrete, etiche e funzionali. E di come l’innovazione più utile sia quella che nasce dalla realtà e alla realtà ritorna, sotto forma di dispositivi che migliorano la vita, rispettando l’umano.

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