Pochi giovani per le imprese: «Sinergia con le scuole»

Intervista Barbara Ramaioli, titolare de La Fer di Cantù e presidente nazionale di Confartigianato Carpenteria Meccanica. «Nessun ragazzo oggi vuole più fare il fabbro, il ricambio generazionale nelle aziende è un problema serio»

Guida una piccola realtà che sta ottenendo grandi risultati e, da quasi due anni, è al vertice nazionale di Confartigianato Carpenteria Meccanica, l’associazione di mestiere che fa parte dell’organizzazione artigiana.

Barbara Ramaioli, titolare e socia dell’azienda La Fer dei f.lli Ramaioli di Cantù, si occupa per l’impresa di famiglia in particolare di gestione e marketing. Ed è un banco di osservazione, il suo, su diverse problematiche di grande attualità: rincaro dell’energia e delle materie prime, carenza di risorse umane.

Dottoressa Ramaioli, quali sono state le principali tappe della storia di La Fer?

L’azienda è stata fondata nel 1975 da mio padre Giuliano e dai miei zii, Silvano e Ferrino. Negli anni Novanta, anche io e i miei cugini Andrea e Giovanni abbiamo iniziato a lavorare. Nei primi anni Duemila, poi, noi cugini abbiamo rilevato le quote ed oggi, insieme, gestiamo La Fer. Giovanni si dedica al reparto di produzione dei serramenti in alluminio e Andrea alla carpenteria metallica. La nostra è un’azienda artigiana che lavora i metalli, specializzata nella produzione di scale in ferro, serramenti e porte blindate. Produciamo tutto su misura e ci occupiamo dell’intera filiera del prodotto, dalla costruzione alla posa. La Fer lavora sia per privati, sia per aziende del territorio che fanno da capofila per lavori di varia natura. Ultimamente, inoltre, sono aumentate anche le collaborazioni con studi di architetti e con professionisti.

Il vostro lavoro come si è evoluto in questi anni?

Sicuramente le nostre aziende artigiane oggi dialogano maggiormente con i clienti e con gli studi professionali per realizzare prodotti che vengono inseriti nelle abitazioni. In questo senso, pur occupandoci in senso stretto di carpenteria, ci avviciniamo alle realtà che realizzano arredo. Siamo sempre più attenti alla finitura del prodotto e all’utilizzo di determinati materiali.

Come è organizzata la vostra realtà?

In La Fer operano quindici addetti: si tratta di operai specializzati, tutti cresciuti insieme alla nostra azienda. Il successo di un’impresa dipende dalla qualità delle sue persone e dalla loro capacità di fare squadra. Non potremmo garantire la massima soddisfazione del cliente senza il prezioso contributo del nostro staff tecnico e di produzione. Cerchiamo di ridurre al massimo il turnover del personale per mantenere in azienda e consolidare nel tempo conoscenze e competenze professionali. Il nostro è un prodotto molto vario: spaziamo dai serramenti in alluminio a quelli blindati, dalla produzione di parapetti e soppalchi alle scale e tettoie. E poi abbiamo iniziato ora a realizzare alcuni nuovi prodotti, da noi ideati, per andare incontro alle esigenze del mercato. Da poco, ad esempio, abbiamo avviato la produzione di porte tagliafuoco vetrate: si tratta di una grande sfida per la nostra realtà, ma siamo soddisfatti per aver raggiunto la certificazione Jansen. Si tratta di un prodotto nuovo anche perché, abitualmente, le porte tagliafuoco non brillano da un punto di vista estetico, mentre le nostre possono entrare in contesti quali case ed alberghi di lusso. È un prodotto di fascia medio-alta che non tutte le aziende del settore sono in grado di realizzare.

I vostri prodotti sono venduti solo in Italia o anche all’estero?

Siamo presenti con le nostre realizzazioni anche oltre confine, la maggior parte delle volte attraverso la collaborazione con aziende artigiane che già lavorano all’estero. Alcune nostre scale o vetrine di negozi sono state installate a Parigi e negli Stati Uniti. In alcuni casi realizziamo solo il prodotto, in altri lavoriamo anche per l’installazione e la posa.

Il rincaro dei costi energetici e delle materie prime vi ha messo in difficoltà?

La nostra azienda non è particolarmente energivora e tuttavia gli aumenti delle bollette hanno pesato anche sui nostri bilanci. Per La Fer il problema più grave è stato causato dall’incremento repentino del costo del ferro. Nei mesi scorsi, i fornitori ci inviavano preventivi con validità un giorno e questo fenomeno non è stato facilmente gestibile. Abbiamo incontrato grandi difficoltà nel trasferire questi continui aumenti sul cliente e quindi ci sono state conseguenze negative sul conto economico aziendale. Inoltre, abbiamo avuto anche problemi di approvvigionamento perché la maggior parte del ferro arriva dall’Ucraina e alcune forniture si sono interrotte per un certo periodo a causa del conflitto in corso. In quel periodo, avevamo numerosi ordini che non riuscivamo ad evadere, con gravi conseguenze anche per il rispetto dei tempi di consegna. La situazione ora è più stabile, ma non ci sono certezze perché tutto dipende dalla domanda del mercato. Se l’automotive resta sui livelli attuali, abbiamo a disposizione più materiale ma, se il settore si riprende, ci saranno ulteriori difficoltà. Queste criticità si sono manifestate, peraltro, dopo il periodo della pandemia, che ha avuto ripercussioni pesanti anche per noi, a causa del blocco dei cantieri.

Lei è presidente nazionale di Confartigianato Carpenteria Meccanica. Su quali temi state lavorando in questi mesi?

Particolarmente rilevante in questo periodo, sia da un punto di vista associativo che aziendale, è il tema della sostenibilità, intesa a livello ambientale ma anche sociale. Stiamo lavorando ad un progetto, che partirà a breve, per fornire agli imprenditori gli strumenti utili per affrontare in azienda la questione della sostenibilità. Dobbiamo avvicinarci sempre più a questo tema, sia per motivazioni etiche sia perché lo chiedono i clienti. Per le nostre aziende artigiane il punto di partenza è già molto buono: noi facciamo prodotti pensati per durare, andando oltre la logica dell’usa e getta. Un altro progetto che vogliamo avviare riguarda la ricerca di manodopera specializzata: le nostre aziende sono infatti in grande difficoltà nel momento in cui affrontano il ricambio generazionale dei collaboratori.

È una criticità che rilevate anche nella vostra impresa?

Purtroppo sì. Nessuno oggi consiglia al proprio figlio di lavorare come fabbro, anche perché non esistono scuole dedicate. Occorre sensibilizzare le famiglie perché capiscano che anche questo mestiere può regalare grandi soddisfazioni. Da una barra di ferro può nascere una splendida scala. Siamo preoccupati comunque perché manca manodopera a livello generale. Dobbiamo collaborare di più con le scuole professionali del territorio per far conoscere le nostre necessità.

Lei ricopre un ruolo nazionale in Confartigianato da quasi due anni, dopo essere stata consigliere nazionale e presidente regionale lombarda della categoria. Quali sono le sue valutazioni sul lavoro associativo?

In questi anni mi sono resa conto di come sia fondamentale far parte di un’associazione di categoria, per confrontarsi e fare in modo di definire le strategie più appropriate per sostenere le nostre imprese. Soprattutto in questi ultimi mesi, mi sono accorta dell’importanza dell’associazione per affrontare le questioni normative ed operative sorte con l’introduzione dei bonus edilizi: senza il lavoro delle organizzazioni di categoria, alcuni cambiamenti rilevanti non sarebbero stati introdotti, con gravi danni per le imprese.

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