Un robot nei campi raccoglie dati e rimpiazza il vecchio trattore

Agricoltura smart Il rover di Fondazione Minoprio ha una batteria da 24 kWh e può raggiungere i 7 km/h: «Hammerhead è come una maxi power bank su ruote»

Un robot agricolo autonomo che, mentre opera, raccoglie dati, utili anche per creare il gemello digitale di un frutteto o di un vigneto.

Hammerhead è un rover che pesa circa 900 kg, è alimentato da una batteria intercambiabile da 24 kWh, raggiunge i 7 km/h e opera anche in condizioni difficili, come su terreni scoscesi o spazi ristretti.

«L’obiettivo è creare flotte leggere e coordinate, in grado di sostituire i trattori tradizionali, riducendo il compattamento del suolo e aumentando la flessibilità operativa. Hammerhead funziona come un grande power bank su ruote, capace di alimentare una vasta gamma di attrezzi, grazie a un’architettura aperta che favorisce il co-sviluppo con i produttori. È progettato per integrare anche strumenti ancora da immaginare, attualmente è in fase di sviluppo un braccio robotico per potatura e raccolta automatica» ha evidenziato Lorenzo Marconi docente e co-fondatore di FieldRobotics, spin-off dell’Università di Bologna che ha progettato il mezzo.

La ricerca

Una tecnologia che nasce da 15 anni di ricerca accademica ed è basata su un avanzato algoritmo di navigazione autonoma: «Uno dei principali punti di forza è la capacità di muoversi in autonomia sia in spazi aperti, grazie al GPS, sia in ambienti complessi come frutteti e serre, dove il segnale satellitare può mancare. In questi contesti, la navigazione si basa su sensori avanzati, come laser scanner e telecamere, che ricostruiscono l’ambiente e permettono al sistema di orientarsi anche senza segnale».

Il rover acquisito dalla Fondazione Minoprio Its Academy è stato equipaggiato con un sistema di trinciatura e una ruota sottofila per lavorare a sbalzo nella zona interceppo.

Passando tra i filari, può occuparsi anche del diserbo meccanico e a breve verrà presentato un atomizzatore per l’applicazione di trattamenti liquidi sotto forma di nebbia finissima.

Molte macchine agricole sono basate esclusivamente su Gps e dedicate a una sola funzione, Hammerhead invece è pensato per introdurre un nuovo approccio: «Essendo autonomo, può operare frequentemente in campo senza i costi di un operatore e con un consumo energetico inferiore ai trattori tradizionali. L’obiettivo è rivoluzionare la gestione di frutteti e vigneti con interventi più mirati, sostenibili e regolari. Un esempio calzante è quello dei robot tagliaerba: invece di interventi saltuari con mezzi pesanti, piccoli robot autonomi lavorano ogni giorno in modo silenzioso, continuo ed efficiente, riducendo costi e impatto ambientale».

Un altro elemento chiave è la capacità di acquisire dati ad alta risoluzione: «Questo consente la creazione del digital twin del frutteto, una replica virtuale che supporta le decisioni agronomiche. Grazie a telecamere e sensori avanzati, la macchina può stimare la produzione contando e misurando i frutti, rilevare patologie e fornire informazioni utili per l’agricoltura di precisione».

Semplicità

L’utilizzo è semplice, la programmazione è intuitiva, pensata per essere accessibile anche a chi non ha competenze tecniche, e per gli spostamenti non automatizzati è disponibile un radiocomando con joystick.

È stata concepita fin dall’inizio per essere completamente elettrica: «L’obiettivo è avere una macchina compatta, leggera e full electric, pensata per un’agricoltura più sostenibile. Il sistema di battery swap permette la sostituzione delle batterie sul campo, evitando tempi morti, anche se l’autonomia è già adeguata. L’elettrico assicura efficienza energetica e permette una gestione off-grid con pochi pannelli solari».

La macchina, nata come prototipo, è oggi un prodotto certificato, decisivo il contributo tecnologico del Gruppo Bonfiglioli, ora partner di FieldRobotics, che ha supportato l’industrializzazione e la certificazione: «La ricerca è il punto di forza dell’università, ma trasformare un prototipo in un prodotto certificato richiede una vera filiera industriale. Da circa un mese è avvenuto un altro passaggio interessante, due utenti finali, un’azienda agricola e una società, sono entrati nel capitale con piccole quote, manifestando l’interesse non solo a utilizzare il rover, ma anche a partecipare attivamente al suo sviluppo».

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