
Cronaca / Lago e valli
Giovedì 21 Agosto 2025
«A Como da 30 anni, il lago è casa, non vado via e su nico paz...»
Il vicepresidente dell’Inter vive nel Comasco dal 1995: «Cernobbio, poi Moltrasio. E la città è sempre bella. Per i nostri figli è l’ideale, penso che rimarremo sempre. Il talento del Como? Un grande futuro, come Fabregas»
Era l’estate del 1995 quando un allora ventiduenne Javier Zanetti sbarcò in Italia direttamente dall’Argentina perché acquistato dalla nuova Inter di Moratti. Allora non poteva sapere che di quel club sarebbe diventato il giocatore con più presenze e il più vincente con 16 trofei. Zanetti fin da subito scelse Como e il suo lago per viverci con Paula, allora sua fidanzata, diventata sua moglie nel 1999 e da cui ha avuto tre figli. E al Lario è legatissimo al punto che per la sua festa di compleanno, il 10 agosto scorso, ha voluto anche celebrare i trent’anni vissuti qui. Non a caso sugli inviti c’era scritto “Javi – Dal 1995 in quel ramo del Lago di Como” e “1995-2025, 30 anni di lago”.
Sono passati trent’anni dall’arrivo a Milano, in completo beige con Rambert (quello definito come il “forte” tra i due, ma la storia poi dirà e scriverà altro) e, soprattutto, dalla prima casa sul lago di Como. Praticamente più di metà della sua vita. Cos’ha il lago di così speciale?
La qualità della vita, la bellezza, il contatto costante con la natura. Ha una dimensione perfetta per noi ed è molto vicino a tutto. Posso lavorare a Milano, ad Appiano Gentile o prendere un aereo, ed è tutto molto a portata di mano.
Era stato un amore a prima vista con il lago. Come è cambiato in questi anni?
Assolutamente sì, siamo venuti con Paula a fare un giro appena arrivati e non siamo più andati via. La città in questi anni è cambiata, sì, ma anche noi, ed è sempre bella.
Cernobbio, Como e Moltrasio sono i luoghi a cui è più legato? E come mai?
Moltrasio è il nostro paese, Cernobbio è stata anche casa per molti anni e rimane un posto dove torniamo spesso in famiglia o con amici. La città in generale ci offre tutto: i miei figli sono nati in Italia e cresciuti a Como, quindi scuole, amici, tutto.
Per la festa di compleanno del 10 agosto, quando ha compiuto 52 anni, ha voluto sottolineare anche i 30 anni a Como. Come mai?
In questo caso il lago ha ispirato una festa dai colori e sapori unici, ma soprattutto con una vista che è tra le più belle al mondo. L’idea di unire il compleanno ai nostri trent’anni a Como è stata di Paula e mi è piaciuta molto.
Mai pensato di trasferirvi altrove?
No...
Ai suoi figli pensa che crescere in provincia abbia fatto bene?
Certamente. I ritmi e i valori che ti regala questa vita sono stati fondamentali per loro.
Tomy, il più piccolo sembra voler seguire le sue orme. Ma è vero che segna solo di testa?
È molto appassionato e lavora sodo. Segna molto, anche di testa!
A Como e sul lago voi vivete la quotidianità. Scuole, commissioni, passeggiate. Com’è il rapporto con i comaschi?
Ottimo. Abbiamo tanti amici comaschi da quando siamo arrivati.
E con i turisti?
Arrivano anche dall’Argentina. Ogni tanto vengono anche davanti a casa per salutarmi.
Qualche aneddoto legato a Como che può raccontare...
Una volta sono andato a fare un giro in centro a Como e c’erano tanti turisti giapponesi tifosi dell’Inter che, quando mi hanno visto, si sono messi addirittura a piangere. Arrivano da tutto il pianeta a vedere la città ed è sempre una sorpresa. Puoi trovare il mondo qui.
Anche Mourinho viveva a Como. Gliel’ha consigliato lei?
Ha scelto la tranquillità di Como per vivere, però non sono stato io a consigliarglielo. Tanti giocatori e membri dello staff scelgono Como. Per me rimane ancora la scelta giusta.
Passiamo al calcio. Ormai le bandiere sono una rarità. Ne vede qualcuna nel calcio di oggi?
Lautaro dimostra un grande senso di appartenenza, è felice con noi, sta iniziando la sua settima stagione: è il nostro capitano.
Quindi Lautaro potrà diventarlo?
Penso lo sia già.
Cosa ne pensa del Como 1907 di cui ha visto qualche partita al Sinigaglia e del loro approccio?
Il Como sta facendo molto bene, ha un progetto chiaro con una società solida.
Nel Como ci sono gli argentini Paz e Perrone. In che rapporti siete?
Conosco Perrone da quando giocava in Argentina, è un giocatore molto intelligente. Per quanto riguarda Nico Paz, conosco suo papà perché abbiamo giocato insieme al Mondiale ’98. Lui e la sua famiglia si trovano molto bene in Italia e ci vediamo spesso.
Di Nico Paz si diceva anche potesse arrivare in nerazzurro....
Credo che lui abbia fatto molto bene nella sua prima stagione in Italia, che non è mai semplice, ed è giusto che continui il suo percorso di crescita nel Como. È molto giovane e ha un grande futuro davanti.
E Fabregas lo conosce?
Sì. È uno degli allenatori giovani che stanno emergendo e dimostra grande capacità. È molto intelligente, lo era già da giocatore.
Finiamo con l’Inter: un giudizio sugli anni di Simone Inzaghi.
Con Inzaghi abbiamo fatto quattro anni da protagonisti, sempre competitivi, vincendo e arrivando molto vicino a traguardi prestigiosi.
E una previsione su mister Chivu.
Conosce molto bene l’ambiente, fa parte della nostra famiglia, ha grande voglia, va supportato dentro e fuori dal campo. Con grande umiltà possiamo fare un grande lavoro.
Infine, quanto si sente comasco?
Dopo 30 anni, sono quasi un comasco doc… Più della metà della mia vita l’ho vissuta qui, sono italiano, i miei figli sono nati qui e abbiamo trovato il nostro posto nel mondo. L’Italia è un Paese che mi ha aperto le porte e il cuore. Sono molto onorato e grato per questo.
Resterete qui per sempre?
Molto probabilmente sì.
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