L’Europa chiede cautela nell’introduzione di pesci in laghi e torrenti: se ne parla anche sul Lario

Dongo Tutte le preoccupazioni della categoria emerse nel convegno che si è tenuto al palazzo del vescovo

L’Aps (Associazione pesca sportiva) Como ha organizzato un convegno a Dongo e nel salone del palazzo del vescovo hanno risposto in oltre cento appassionati.

Il tema era il divieto di ripopolare laghi e torrenti, che a detta dei presenti rischia di far morire un’intera categoria, con tutto ciò che ne consegue. L’Europa ha chiesto cautela nell’introduzione di pesci e l’Italia, stando a quanto riferisce Aps, ha preso la palla al balzo: «Non c’entra nulla la salvaguardia dell’ambiente – ha assicurato il presidente del sodalizio, Luigi Guglielmetti – : si tratta di una volontà politica e ideologica, iniziata con un decreto nel 1997 che è rimasto sulla carta per ben 22 anni per poi essere applicato alla lettera. Già dobbiamo lottare contro i cormorani, che si mangiano tonnellate di pesce ogni anno, e ora siamo una categoria a rischio di estinzione». Ha rincarato la dose Claudio Noli, consigliere nazionale di Fipas (Federazione nazionale pesca sportiva e attività subacquee): «Ispra, che sovrintende le decisioni in merito alla pesca, storce il naso anche dinanzi a conferme scientifiche sull’autoctonia di determinate specie e così non va bene. E’ chiaro che dietro a questo veto si nascondano interessi di categoria finalizzarti a far fuori i pescatori, anche se un rimprovero lo devo fare anche a noi stessi, perché ci siamo svegliati troppo tardi».

Aps vorrebbe poter reintrodurre la trota mediterranea nei torrenti ed è stato l’ittiologo Cesare Puzzi a illustrare tecnicamente la questione: «Fino a una decina d’anni la trota Fario era ritenuta autoctona, adesso no. Regione Lombardia ha compiuto dapprima studi storici e poi genetici, dimostrando in entrambi i casi che la specie mediterranea è presente in terra lariana fin dal medioevo e comunque ben prima del 1859, data a cui si fa rifermento per ritenere una specie autoctona. Eppure – ha aggiunto l’esperto – Ispra non è convinta nemmeno dinanzi a uno studio rigorosamente scientifico».

Assente per un disguido l’assessore regionale Massimo Sertori, è intervenuto al tavolo dei relatori l’ex senatore Simone Bossi, che ha sempre seguito la causa: «Senza una dettagliata tabella del rischio non si possono più immettere pesci della gran parte delle specie – ha detto – . Noi pescatori sportivi siamo in 2 milioni Italia e la categoria rappresenta un notevole indotto per aziende e turismo; se dovesse sparire, le ricadute negative sarebbero notevoli».

Il presidente della Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio, Mauro Robba, ha rimarcato una delle ricadute negative: «Gli appassionati locali ci segnalano sempre problemi che notano nei torrenti e nei piccoli corsi d’acqua. Sono inoltre puntuali artefici di interventi di pulizia e manutenzione degli alvei e rappresentano, insomma, un prezioso presidio del territorio».

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