Il Lario che cambia
Lavarelli “spariti”
e aumentano i siluri

Numeri preoccupanti dall’analisi sul pescato, effettuata dai tecnici ittici della Regione Lombardia. Tra i problemi anche la temperatura dell’acqua, in rialzo

Crollano lavarelli (e si tratta di un crollo drammatico sotto vari aspetti) e salmerini, tengono agone e persico, mentre riprendono quota cavedano, pigo e lucioperca così come non può passare inosservato il balzo in avanti del predatore per antonomasia del Lario, il siluro.

«Di spazi nuovi il lago non ne lascia. A fronte di una specie che accusa il segno meno, un’altra si fa avanti», sottolinea Carlo Romanò, tecnico ittico della sede di Como di Regione Lombardia, prezioso punto d’osservazione dello stato di salute della fauna ittica.

I dati sul pescato professionale 2019, raccolti dalla sede lariana, certificano il colpo da ko subito dai lavarelli. Nelle reti, in un solo anno, ne sono finite ben 12 tonnellate in meno (da 45 a 32,89). E questo, in base ai dati relativi alla cosiddetta “pressione di pesca”, ha portato in dote un 15% in meno di reti calate. Ciò significa che la picchiata dei lavarelli (nel 2017 il dato del pescato segnava 62 tonnellate, grossomodo il doppio del 2019) sta mettendo in serissima difficoltà la nobile categoria dei pescatori professionisti, che anche nel medio periodo potrebbe portare ad alcuni abbandoni.

L’altro dato fortemente negativo è legato al pesante segno meno registrato dal salmerino - per alcuni addetti ai lavori il vero “re” delle specie presenti nel Lario - che da 3,1 tonnellate è passato a soli 845 chili.

Il salmerino

«E’ un pesce che si pesca solo in taluni periodi dell’anno (tra fine gennaio e febbraio) e questo già la dimensione di quanto sia particolare questa specie. Questo crollo del pescato potrebbe essere legato ai cambiamenti climatici, con la temperatura dell’acqua che si è alzata, facendo diminuire la percentuale di ossigeno in profondità - sottolinea ancora Carlo Romanò -. Come anticipato poc’anzi, il lago di spazi vuoti non ne lascia. E così i dati del pescato dimostrano che l’agone e il pesce persico hanno retto l’urto, tenendo conto peraltro che le reti degli agoni non vengono calate tutti i pomeriggi, visto che è un pesce che non ha un mercato così ampio (altro discorso per i missoltini, ndr). Tutto il segmento dei cosiddetti ciprinidi mostra un aumento di sicuro interesse e mi riferisco in primis ai cavedani, che numeri alla mano nel biennio precedente avevano accusato pesanti battute d’arresto, ma anche a scardola e gardon».

La stagione della pesca all’agone si è aperta il 15 giugno e in questi primi giorni le catture registrano numeri importantissimi. Da Griante-Cadenabbia arriva la foto di Sebastiano De Maria, 13 anni da compiere quest’anno, che da papà Stefano ha ereditato questa bella passione, che affonda le radici nella notte dei tempi.

Il predatore

In sè, i 758 chili di pescato relativi al siluro non rappresentano ancora una situazione da “allarme rosso”, ma certo sono lo specchio fedele di come questo temuto predatore abbia eletto il Lario a territorio di caccia (il pescato del 2018 si attestava a 476 chili) e questo già sul medio periodo potrebbe rappresentare un grosso problema. Tornando alla crisi drammatica del lavarello, Regione Lombardia con l’assessore alla Pesca Fabio Rolfi ha dato il proprio nullaosta ad un «importante studio scientifico che individui in modo univoco le cause della crisi di una specie che dal 2015 in poi ha subito un autentico crollo». «La crisi dei lavarelli - ha aggiunto Fabio Rolfi, da sempre attento anche alle tematiche relative al Lario - sta creando forti difficoltà ai 60 pescatori professionisti del lago». L’allerta è dunque massima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA