Le piante seccano e la collina è marrone: «Mai visto prima»

Autunno in anticipo Caldo e siccità cambiano i colori. La parola agli esperti: «Fenomeno che non è affatto normale. Poca acqua, gli alberi provano a risparmiare energia»

Basta alzare lo sguardo per rendersene conto e chi è abituato a riempirsi gli occhi delle bellezze paesaggistiche del territorio non può che accorgersi che c’è qualcosa di anomalo nella vegetazione delle montagne e delle colline che circondano il lago.

Un esempio: la collina su cui sorge la torre del Baradello in questi giorni somiglia a un quadro impressionista. Il verde degli alberi non è più omogeneo, ma anzi punteggiato qua e là da macchie marroni. L’impressione suggerita dai colori della natura è che l’estate abbia già lasciato il posto all’autunno, ma il sole intenso e il caldo torrido di queste ultime settimane di luglio suggeriscono tutt’altro.

L’agronomo spiega le cause del fenomeno

A dare una spiegazione allo strano fenomeno è Angelo Vavassori, agronomo e paesaggista comasco, che ha subito notato il paradosso di questo autunno nel bel mezzo dell’estate: «Quello a cui si fa riferimento è un fenomeno, non è per niente normale e riguarda tutto il versante che dalla Spina Verde sale verso Cernobbio, Moltrasio e Argegno e più in generale i versanti a sud delle montagne, quelle più esposte al sole, che si affacciano sul lago. Questo è l’effetto della disidratazione, a sua volta conseguenza della siccità».

In pratica, secondo la spiegazione dell’esperto, le piante combattono il caldo eccessivo e la scarsità di precipitazioni chiudendo i canali collegati alle foglie per evitare di dissipare le già scarse energie e tutelarsi. Come risultato fanno seccare le chiome che appaiono così ai nostri occhi con colori autunnali, dal giallo al marrone. «La siccità porta le piante a un disseccamento anticipato e al distacco volontario delle foglie per proteggersi da uno stress idrico significativo, cui nemmeno l’acqua conservata nel terreno riesce a fare fronte» continua Vavassori.

Anche in città foglie secche

Le tinte autunnali però non sono visibili solo nei boschi: anche nei giardini privati, nei parchi e in città il verde è diventato giallo e non è difficile scorgere foglie secche per terra, come è solito accadere in ottobre. Ma quest’anno l’autunno sembra bussare alle nostre porte con due mesi di anticipo.

Il verde permane nelle aree dove il terreno è più irrorato o profondo, per questo l’effetto visivo è quello di un puzzle, che varia tra le sfumature del verde, del giallo e del marrone. «Le nostre montagne hanno la roccia a circa un metro dalle radici degli alberi , ma in alcune zone questa dista quaranta centimetri, in altre anche due metri - spiega Vavassori - Non tutte le aree dei boschi sono quindi colpite da questo autunno in anticipo allo stesso modo, ma quello che è certo è che in generale la natura è in stato di sofferenza».

Forte preoccupazione per i boschi

E quando arriverà l’autunno vero? Secondo l’agronomo bisogna tenere in conto qualche problema, legato al fatto che ciò cui stiamo assistendo non è affatto normale. C’è la possibilità che col ritorno delle piogge a fine estate alcune piante riescano a rinverdire, per altre invece sarà più difficile produrre nuove foglie e il fenomeno di disseccamento rischia di essere irreversibile.

A pagarne le conseguenze potrebbero essere i castagni, che rischiano di non avere energie sufficienti a produrre castagne grosse o a produrle del tutto.

Non è raro che fenomeni simili si notino nel verde urbano, ma quando l’effetto “autunnale” provocato dalla siccità si estende fino ai boschi, la preoccupazione si fa più forte e il problema riguarda l’intero ecosistema.

Senescenza fogliare

Il fenomeno si chiama senescenza fogliare, ma quest’anno è arrivata prima del previsto: «I boschi sono particolarmente sensibili allo stress idrico, lo stiamo osservando anche in alta montagna, ma ora il fenomeno è visibile anche sul lago». Lo spiega Nicoletta Cannone, presidente del corso di laurea in scienze ambientali, all’Università dell’Insubria, dove un intero curriculum è dedicato proprio agli effetti del cambiamento climatico.

La perdita delle foglie in piena estate è uno di questi e parla chiaramente di un’emergenza importante: «Con l’aumento di fenomeni climatici estremi, tra cui anche la siccità, gli alberi non riescono più a utilizzare il periodo estivo per immagazzinare l’energia che sarà loro fondamentale per affrontare l’inverno. Per permettere la crescita delle foglie infatti un albero deve attuare complessi processi chimici, per i quali è necessaria l’acqua, ma la siccità rende tutto ciò impossibile».

Più CO2 nell’atmosfera

Come conseguenza le piante vanno in letargo, un fenomeno di autunno anticipato che oltre a suscitare curiosità dovrebbe anche mettere sull’attenti rispetto a ciò che il “riposo” degli alberi comporta. «Le piante in questo stato continuano a “respirare”, ovvero a produrre CO2 - spiega la professoressa Cannone - ma non avendo più le foglie, proprio a causa dello stress idrico, non compiono più il processo inverso, ovvero risulta ridotta la loro capacità di assorbire la CO2».

Anidride carbonica che peraltro è tra i principali responsabili del cambiamento climatico. A causa della siccità si instaura allora sul territorio un vero e proprio circolo vizioso. La scarsità di acqua nel terreno e l’assenza di precipitazioni portano le piante ad anticipare la perdita delle foglie, fenomeno tipicamente autunnale, ma l’assenza del manto degli alberi causa effetti più gravi con un impatto che non riguarda più solo i boschi e che ha direttamente a che fare con le emissioni di CO2. «Questo fenomeno - conclude Cannone - è una reazione biologica inevitabile allo stress cui la natura è sottoposta oggi»

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