L’incubo dei detriti della Variante: ogni giorno ci saranno 75 camion

Lo scenario A rendere più complicato l’intero panorama la presenza di arsenico nel materiale scavato

Pur essendo stato leggermente derubricato - da «situazione potenzialmente apocalittica» (5 febbraio) a «tempesta quasi perfetta» (10 aprile) - il livello di difficoltà connesso allo smaltimento del materiale di scavo (o smarino) contaminato con l’arsenico in corrispondenza del portale nord di Griante, non può passare inosservato il fatto che nelle ore serali e notturne - a partire dalle 20 o forse dalle 22 - dalle strettoie tra Isola di Ossuccio e Colonno transiteranno 75 camion “della variante”, il tutto in piena stagione turistica, almeno sino al 30 giugno.

E con un curioso sincronismo (ne abbiamo dato in larga parte conto sull’edizione di ieri de La Provincia) i 60 camion diretti verso Tirano da Colonno - con lo smarino contaminato dagli idrocarburi - si incroceranno con i 15 in uscita da Griante - con lo smarino contaminato da arsenico - diretti verso Varese.

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Circostanza quella dell’incrocio tra mezzi pesanti che il responsabile della Struttura Territoriale Anas Lombardia, l’ingegner Nicola Prisco, ha più volte ripetuto durante il vertice di mercoledì a Villa Gallia.

Anche per questo motivo è sorta spontanea una domanda tra i sindaci presenti - a cominciare dal sindaco di Sala Comacina, Roberto Greppi - e cioè se il progetto degli approdi temporanei da realizzare in località Ca’ Bianca sono ancora attuali o meno. Approdi a trasportare 400 mila metri cubi di materiale di scavo verso il Moregallo.

«Contrattualmente sono previsti», ha confermato l’ingegner Prisco, anche se la presenza dell’arsenico potrebbe anzi quasi sicuramente pare destinata a sparigliare le carte.

Peraltro la realizzazione degli approdi temporanei di sicuro ha un costo elevato oltre a difficoltà oggettive rappresentate dal lago stesso e dalle operazioni di carico e scarico dello smarino. Anas durante il summit di Villa Gallia ha fatto sapere che busserà nuovamente alla porta dell’Arpa (l’Agenzia regionale per la Protezione ambientale) per sondare il terreno - tanto per rimanere in tema - sulla possibilità di smaltire a lago una parte di smarino adeguatamente lavorato. La risposta sarà presumibilmente la medesima del passato ovvero un garbato “no”, ma il tentativo verrà comunque effettuato.

E’ chiaro che la vicenda dello smaltimento del materiale di scavo si complica e soprattutto resta sospesa sulle reali destinazioni dello smarino, vista la concomitanze presenza di idrocarburi (a Colonno) e arsenico (a Griante). Una vicenda che dovrà inevitabilmente ricalibrare anche le regole d’ingaggio legate agli attuali costi previsti dal contratto formato extra large in essere tra Anas e impresa.

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