Manca il commissario, caccia ferma sulle Prealpi Comasche

Il caso Ancora in attesa delle decisioni regionali, per ora carabine nei foderi. Tra i nodi la gestione della cella frigorifera. Il via libera dell’Ispra per abbattere l’80% dei capi

Caccia al cinghiale no, caccia al cervo ni.

Nel momento forse di maggior pressione quanto a danni e presenza sulle strade dei due ungulati simbolo, purtroppo le carabine sono costrette f a rimanere nei foderi nel Comprensorio delle Prealpi Comasche, 18 mila ettari da Menaggio al Bisbino passando per la Val d’Intelvi e una parte del Porlezzese.

Se nel 2021 lo stop a giugno era stato dettato da un braccio di ferro tra i cacciatori e l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) questa volta le dimissioni del presidente e di una parte del Comitato di Gestione e sino ad oggi la mancata nomina da parte di Regione Lombardia di un commissario ad hoc hanno di fatto rinviato sine die la data dell’apertura della caccia al cinghiale, perdendo così la prima “finestra” dal primo al 15 maggio e la prima parte di una lunga stagione venatoria che sarebbe dovuta iniziare il 1° giugno.

Il bilancio

Lo scorso anno nel Comprensorio delle Prealpi Comasche erano stati abbattuti 705 cinghiali (su un piano di abbattimento pari a 800) e quest’anno - secondo quanto si è appreso - Ispra aveva sin qui dato la possibilità di abbattere sino all’80% della popolazione, in buona sostanza abbattimenti illimitati.

Il problema è serio. Livio De Angeli ha addotto “motivi personali” dietro la decisione di non guidare più il Comitato di Gestione, aggiungendo che «non c’erano più i presupposti per continuare». Significativo che anche una parte del Comitato di gestione abbia dato nel contempo le dimissioni. Ora però serve che la Regione dia un segnale forte.

Da capire se le norme sull’ordinaria amministrazione cui sarebbe chiamato il commissario prevedono anche la possibilità di far ripartire la caccia di selezione, ricordando che la gestione della cella di San Fedele d’Intelvi oltre ad essere onerosa comporta un impegno notevoli in termini di disponibilità e di tempo.

Ma il tema di fondo è anche un altro e cioè che a rischio c’è anche la stagione di caccia di selezione al cervo, la cui apertura è fissata al primo agosto (questa l’intenzione del Comitato di Gestione), ma che chiaramente necessita di un’attività preparatoria.

Lo scorso anno Ispra aveva dato il via libera all’abbattimento di 420 cervi. A fine stagione ne erano stati abbattuti 337, con la caccia di selezione che si era però aperta ad ottobre e cioè con un mese di ritardo, in attesa dell’ultimo nullaosta di Ispra. Nel frattempo l’avanzata dei cinghiali nonché dei cervi prosegue inesorabile.

La polizia provinciale

L’unica contromisura è oggi rappresentata dagli agenti della polizia provinciale guidati dal comandante Marco Testa che sin qui nell’intelvese hanno abbattuto una trentina di capi, inclusi i sei (femmina e cinque cuccioli) finiti nottetempo nella gabbia messa in azione a Ponna e un settimo capo nella zona del Binadone. Significativa la loro presenza, ma certo non sufficiente a contrastare avvistamenti che ormai si moltiplicano in ogni dove.

© RIPRODUZIONE RISERVATA