Medici di famiglia in uscita: è già emergenza nell’Alto Lario

Domaso Il dottor Alessandro Segantini annuncia le imminenti dimissioni dopo 41 anni: «Situazione sanitaria peggiorata, a svantaggio degli assistiti». Altri tre potrebbero lasciare

Lascia il dottor Alessandro Segantini, medico di base a Domaso, Vercana e Livo dal 1982.

A fine ottobre cesserà l’attività di medico di famiglia e proseguirà ad esercitare in privato come pediatra. Al di là del rammarico dei pazienti, che in tanti anni hanno stabilito con lui un rapporto fiduciario, comincia a serpeggiare preoccupazione per le oggettive difficoltà a trovare un suo sostituto. Preoccupazione che diventa addirittura territoriale, perché in vista ci sono altri due congedi, oltre al trasferimento di un terzo medico.

La situazione dell’ospedale di Menaggio, dove alcuni reparti sono chiusi e vengono pagati medici a gettone per far funzionare il pronto soccorso, è la cartina di tornasole di un fenomeno della sanità pubblica ben risaputo: la carenza di medici.

Incarichi

Fenomeno che diventa un dramma nell’ambito della medicina generale. In Alto Lario, insomma, 5/6 mila cittadini rischiano di trovarsi senza medico di base dal prossimo anno. Va detto che né Segantini né gli altri medici indiziati, a quanto pare, hanno già presentato ufficialmente le dimissioni all’azienda di competenza, l’Ats della Montagna, che pertanto non può provvedere prima del tempo a incaricare dei sostituti, ma la sostanza non cambia: «Ho quasi settant’anni e avrei potuto continuare per altri due, ma lascio – interviene il dottor Segantini – È comprensibile che oggi nessuno voglia più dedicarsi alla medicina generale. Quando ho iniziato io il ruolo dei medici di base stava mutando. Il medico condotto era un punto di riferimento per i pazienti e dal punto di vista sanitario faceva di tutto, venendo interpellato anche nel momento in cui il paziente veniva indirizzato su uno specialista, perché il rapporto di fiducia che si instaurava era tale che l’ultima parola veniva concessa a lui».

«Nel distretto Asl di Dongo c’era un addetto che si occupava dell’assegnazione dei presidi sanitari a chi ne aveva bisogno. Con l’istituzione di Ats e Asst i presidi locali sono stati svuotati delle loro funzioni – prosegue Segantini – e il medico di base deve dedicare buona parte del suo tempo a sbrigare pratiche informatiche e a prescrivere presidi sanitari che non conosce affatto perché esulano dalla sua materia. Così siamo sempre più pochi ci ritroviamo in carico un numero di assistiti sempre maggiore, alcuni dei miei addirittura di Verceia, che non ho mai nemmeno visto in faccia».

Specialisti

Segantini conclude la propria analisi ravvisando un generale passo indietro: «Si è voluto cambiare la sanità senza linee e, forse, anche senza motivi ben precisi e la situazione è peggiorata a svantaggio degli assistiti. Oggi faccio un’impegnativa e il paziente, per non dover attendere le calende greche, si trova costretto a rivolgersi al privato a pagamento, così il sottoscritto si deve interfacciare con specialisti che spesso non conosce nemmeno. Per il paziente non è affatto una cosa positiva».

«La strada intrapresa, ormai, sembra segnata: chi si potrà permettere un’assicurazione sanitaria, godrà di una sanità privata di prim’ordine, chi non se la potrà permettere, dovrà accontentarsi di una sanità pubblica impoverita, di serie B, con case della salute che rischiano di rimanere - conclude il medico - dei contenitori senza contenuto».

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