Riella aiutato a fuggire in Montenegro. Sei indagati per favoreggiamento

Gravedona Indagini concluse: con la nuova identità si sarebbe chiamato Lorenzo Vitalio. Gli avrebbero fornito soldi, documenti falsi, passaggi e permesso di incontrare la compagna

Massimo Riella avrebbe dovuto chiamarsi, nella seconda vita che auspicava di iniziare prima di essere arrestato a Podgorica in Montenegro, Lorenzo Vitalio. Era questo il nome che riportava la falsa carta di identità che era stata per lui preparata da un anonimo falsario di Milano e che avrebbe poi dovuto raggiungere prima la Serbia, poi il Montenegro stesso, dove il quarantanovenne di Gravedona ed Uniti si era rifugiato in seguito alla clamorosa evasione avvenuta al cimitero di Brenzio dove – il 12 marzo 2022 – si era fatto portare simulando di dover pregare sulla tomba della madre. Riella era stato arrestato in quanto sospettato di essere l’autore della rapina ai danni di due anziani di Consiglio di Rumo. Lorenzo Vitalio è un nome che tuttavia è rimasto solo sulla carta, perché Riella – come è noto – il 16 luglio 2022 fu arrestato dopo mesi di latitanza tra i monti dell’Altolago e i paesi esteri dove fu poi seguito e bloccato.

Questo particolare curioso è emerso a margine della conclusione delle indagini preliminari per le ipotesi di favoreggiamento personale che hanno colpito più persone che, secondo la procura di Como, aiutarono l’evaso nei giorni immediatamente successivi alla fuga e anche nel tentativo, come detto, di costruirsi una nuova vita lontano dal Lago di Como. Sono sette le persone indagate (Riella compreso), che ora saranno chiamate a rispondere delle proprie azioni. Tra di loro un uomo di Novate Mezzola (48 anni). Riella è chiamato a rispondere di «possesso e fabbricazione di documenti falsi».

Il pm Alessandra Bellù e i carabinieri della Compagnia di Menaggio, hanno insomma messo a fuoco in questo ennesimo fascicolo che riguarda l’evaso più famoso della nostra provincia (e non solo) tutte le persone che lo aiutarono dal momento della fuga.

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