Al casello con i soldi del macero: nove mesi ai vigilantes “infedeli”

Fino Mornasco Al centro del caso, 65mila euro di banconote macchiate

Fino Mornasco

Hanno scelto di patteggiare la pena, quantificata per entrambi in un anno, nove mesi e dieci giorni, i due dipendenti di una società privata di vigilanza che erano finiti al centro di una indagine della Polizia stradale di Como per peculato.

I due vigilantes (tra loro compagni nella vita, rispettivamente di 44 e 48 anni) sono residenti a Fenegrò.

Secondo l’accusa, avevano trattenuto circa 65 mila euro contenuti in una valigetta di contanti che era esplosa per errore, non portando i soldi macchiati – come avrebbero dovuto – alla Banca d’Italia per la sostituzione.

Al contrario, avevano recuperato parte di quelle banconote, anche ricomponendole come un puzzle, per poi spenderle dove potevano, principalmente nei caselli delle autostrade, soprattutto a Fino Mornasco, ma anche a Grandate.

In totale, per il giudice che ha ratificato il patteggiamento, di quei 65 mila euro ne fu usata verosimilmente solo una parte ridotta, intorno ai 10 mila euro.

I due vigilantes, assistiti dall’avvocato Giuseppe Fadda, hanno così scelto di cercare una intesa con la procura chiudendo sotto i due anni a testa.

I fatti in questione risalgono a un periodo compreso tra il 30 giungo 2021 e il 7 gennaio del 2022. L’indagine era partita il 26 febbraio del 2022, quando un dirigente di Autostrade per l’Italia si era presentato al cospetto della Polizia Stradale per denunciare una serie di anomalie che si stavano verificando nei caselli della A9. Alle casse automatiche delle barriere, venivano infatti ritrovate banconote quasi sempre da 50 euro, utilizzate per pagare il pedaggio dagli automobilisti in transito, che però avevano due problematiche: nel primo caso erano macchiate di inchiostro verde, quello che viene utilizzato per imbrattare portavalori e valige di contanti rubate, rendendone dunque non utilizzabile il contenuto.

L’altro problema riguardava banconote tagliate e ricomposte come dei puzzle.

Tanto era bastato per segnalare la cosa e dare il via all’indagine, visto che il numero di transiti con quel pagamento non legittimo aveva già toccato il numero di 31. L’accusa è stata quella di peculato in quanto i due sospettati erano incaricati di un pubblico servizio. La Stradale, dopo aver sentito anche la società presso cui i due lavoravano, aveva riscontrato anomalie su due consegne di contanti destinati al macero: la prima da 30 mila euro, la seconda da 35 mila. Anche se, come detto, solo una parte più piccola sarebbe quella poi finita effettivamente nelle mani dei due sospettati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA