«Ammorbati dall’aria pestilenziale». Petizione per far intervenire l’Arpa

Uggiate con Ronago Raccolte 186 firme per sollecitare le amministrazioni comunali. Interessate anche Valmorea e Albiolo. Le origini del fenomeno sono ancora sconosciute

È un “giallo” il fetore che interessa le frazioni confinanti di tre paesi, Albiolo, Uggiate con Ronago e Valmorea, ma si estende anche oltre, quando folate irrespirabili arrivano fino alla valle del Lanza e lambiscono Faloppio lungo la Lomazzo- Bizzarone: origini e responsabilità sono sconosciute. Il fenomeno non è nuovo. Già negli anni scorsi singoli cittadini si erano lamentati per la “mal’ aria”, una cappa ammorbante, avvertita anche dai nasi meno sensibili, perdurante e carica di interrogativi sul contenuto: può essere nube di sostanze moleste per l’olfatto o nocive per l’organismo. A volte ristagna in un’area, a volte si sposta, secondo la direzione delle correnti, a volte si espande, dilaga, è invisibile e percepibile.

Coinvolti i sindaci

Ora la questione diventa sociale e così 186 cittadini hanno scritto ai sindaci dei Comuni di Albiolo, Uggiate e Valmorea, presunti epicentri della puzza, chiedendo interventi urgenti tanto più in vista della bella stagione. Infatti gli olezzi sono ripetuti e rendono la vita impossibile soprattutto in estate quando nelle ore serali raggiungono l’apice, costringendo tutti a chiudersi in casa con le finestre chiuse. Neanche a pensare di uscire in giardini o terrazze.

Attraverso i sindaci, i firmatari chiedono l’intervento dell’amministrazione provinciale e dell’Arpa, Agenzia regionale per l’ambiente, affinché verifichino cause ed effetti della «grave situazione» che incide sulla salute e sulla qualità della vita. E tra l’altro, fanno cenno al codice penale che tutela le persone dalle «molestie odorigene oltre la normale tollerabilità».

Parole in evidenza nella lettera – petizione, in cui vengono descritti cittadini costretti ad acquistare purificatori dell’aria, ad aprire le finestre solo nei momenti di tregua dell’odore e ad evitare di stendere i panni all’aria aperta, perché assorbono la puzza. Disagi a getto continuo e paradossali, in un’area tra le più verdi che esistano, aperta e decorata da prati, boschi, montagne sullo sfondo e però ammorbata da qualcosa non riconducibile né a gas di scarico delle automobili, né a trattamenti chimici: è più che un odor di letame, è più che emissione da malfunzionamento di depuratore.

La salute pubblica

«È di interesse e di competenza dei sindaci la salute e la tutela dei cittadini: chiediamo di difenderci dall’olezzo nauseabondo e dai possibili rischi di sostanze trattate che possono causare gravi problemi a chi soffre di ipersensibilità o di patologie organiche come l’asma o altre del tratto respiratorio»: è uno stralcio della lettera che, scritta ad ottobre, finora ha avuto riscontri pari a zero.

Nel caso si tratti di un’attività regolarmente autorizzata e controllata, i cittadini suggeriscono l’adozione di « moderne tecnologie per la gestione e il trattamento degli odori, nonché per la reimmissione di aria nell’ambiente», aria respirabile. Non chiedono aria profumata, ma che almeno sia neutra. Insomma, quello che si dice “un buon vento”.

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